Aprirà i battenti il 28 Agosto la Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, giunta all'edizione numero 76.

Organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta, è diretta da Alberto Barbera e si preannuncia come una delle edizioni più moderne, il cui punto forte sarà la ricchezza delle diversità, con l'unione di grandi autori e di registi emergenti provenienti da tutte le parti del mondo, che esalterà la vitalità del cinema contemporaneo a dispetto di chi sostiene che questo stia morendo, vittima delle varie moderne piattaforme.

La Mostra di Venezia apre da sempre la nuova stagione cinematografica, anticipando quelle che saranno le tendenze, divenuta nel tempo vero e proprio trampolino di lancio: tanti i film presentati al Lido che sono poi risultati nei mesi a seguire campioni di incassi al botteghino e pluripremiati nella magica notte degli Oscar, in una coincidenza che quasi si fa regola. La prima volta fu nel lontano 1948 quando il Leone d'Oro andò al film "Amleto", risultato poi il miglior film dell'anno alla kermesse americana. E' stata poi la volta de "I segreti di Brokeback mountain" di Ang Lee nel 2005, e negli anni a seguire "The Queen" e "The Black Swan", lo scottante "Il caso Spotlight", e ancora "Gravity" e "Birdman", il chiacchierato "La La Land" e poi l'onirico "The Shape of Water", fino ad arrivare alla scorsa stagione del tutto dominata dai film passati in Laguna, come "A star is born" con la coppia Gaga-Cooper, "First Man", "The favorite", "Jackie" ed il vincitore "Roma" di Alfonso Cuaron.

Vedremo quest'anno la giuria presieduta dalla regista argentina Lucrezia Martel a chi assegnerà l'ambito Leone d'Oro.

Intanto sono stati già annunciati i Leoni d'Oro alla carriera: il riconoscimento, suggello di una intensa carriera e di un importante contributo all'arte del cinema mondiale andranno al regista spagnolo Pedro Almodovar, che deve alla Mostra veneziana il suo debutto internazionale del 1983 con il film "L'indiscreto fascino del peccato", e all'attrice inglese Julie Andrews, identificata da tutti come la celebre Mary Poppins di Walt Disney.

Tantissimi i film in proiezione quest'anno, divisi nelle varie sezioni del Concorso principale, Orizzonti, Venezia Opera Prima, Documentari, Sconfini, Fuori Concorso, ed altrettanto numerose sono le star internazionali che sbarcheranno al Lido e che aggiungono fascino alla manifestazione: attesissimi Brad Pitt, Jude Law, John Malkovich, Joaquin Phoenix, Roman Polansky, Paolo Sorrentino, Maryl Streep, Monica Bellucci, Antonio Banderas, Juliette Binoche.

La manifestazione si aprirà con la proiezione del film "La veritè" di Hirokazu Kore'eda, mentre tra i più attesi c'è "Joker" di Todd Philips con Joaquin Phoenix, in cui il famigerato clown assassino psicopatico si libera finalmente dell'ingombrante ombra di Batman, "J'accuse" in cui Roman Polansky mette in scena il caso Dreyfuss dell'ufficiale francese costretto a difendersi dalle ingiuste accuse di spionaggio nella Francia di fine Ottocento; "Ad astra" di James Gray, in cui l'astronauta Pitt affronta il viaggio di sola andata verso Nettuno, vent'anni dopo la sparizione nel Cosmo del padre. Verrà poi presentato "The new Pope", il tanto atteso sequel della serie "The young Pope" firmata da Paolo Sorrentino che tanto aveva fatto discutere, in cui al giovane Papa Jude Law viene affiancato il nuovo Pontefice John Malkovich, tra surreale realtà e sorrentiniana fantasia. Tra gli italiani atteso Mario Martone con il suo "Il sindaco del rione Sanità" e le prime puntate di "ZeroZeroZero", tratto dal libro di Roberto Saviano. La moderna piattaforma Netflix tanto amata dai giovani sarà presente con "Marriage Story" con la bionda Scarlett Johannson, e "The laundromat" di Steven Sodeberg con il cast stellare Maryl Streep, Gary Oldman ed Antonio Banderas.

Tanto atteso quanto chiacchierato è il documentario "Chiara Ferragni - Unposted" per la sezione Sconfini, in cui la regista Elisa Amoruso mette a nudo la blogger/influencer italiana dichiarata dal Forbes tra le donne più influenti del mondo con i suoi 17 milioni di followers ed il suo fatturato annuo da capogiro: la storia, le paure e la personalità della Ferragni consentiranno un viaggio quanto più profondo nel mondo dei social e delle nuove possibilità lavorative, e la loro ripercussione sulla società odierna, sui media e sulla politica.

I film selezionati toccheranno temi importanti e delicati, come i rapporti tra le persone, i motivi che si celano dietro le guerre che devastano ancora le nostre società, e domande introspettive sul perchè agiamo, pensiamo, desideriamo in un modo tutto nostro.

La Mostra del cinema di Venezia è senza dubbio la più affascinante tra le kermesse riguardanti l'arte del cinema, perchè messa in scena in un'ambientazione che è essa stessa cinema, che gioca un ruolo fondamentale nella creazione del fascinoso mito: la meraviglia di star internazionali che arrivano sul red carpet dalle acque della Laguna con la città che fa da incredibile fondo scenico, meglio di qualsivoglia scenografia, è essa stessa sogno cinematografico.

Ma ora svestiamo gli abiti da gala, scendiamo dal tappeto rosso e indossiamo delle sneakers ... cominciamo a camminare per la città in un itinerario tutto cinematografico.

segnatevi questo: per assistere alle proiezioni della Mostra del Cinema al Lido trovate qui tutte le info:

Venezia come set: viaggio tra i film più famosi girati in città

Venezia con i suoi luoghi e i suoi scorci, con le sue meraviglie è stata spesso una naturale scenografia in cui il cinema ha ambientato le sue storie, i suoi racconti fatti di immagini che scorrono davanti ai nostri occhi animate da grandi attori: ambientazioni, colori e sfumature che hanno contribuito alla nascita di capolavori del mondo cinematografico.

E' il 1945 quando Luchino Visconti gira a Venezia il suo "Senso", storia d'amore tra la contessa Livia ed il giovane tenente austriaco: la passione tra i due comincia in Campo del Ghetto Nuovo.

Da quando Venezia iniziò il suo dominio per i mari accolse ed ospitò spesso nei secoli comunità straniere a cui offriva protezione: forse perchè in terre straniere anche i veneziani erano esuli. La comunità più numerosa, insieme a quella greca, fu quella ebraica, dando origine al primo ghetto della storia, di cui fu coniato anche il termine ormai in uso a tutte le lingue.

Erano gli inizi del Cinquecento quando il Senato della Repubblica emanò un provvedimento assegnando agli ebrei una parte della città all'interno della quale sistemarsi. L'area scelta fu una zona del Sestiere di Cannaregio, precedentemente occupata da fonderie per la fattura dei cannoni: ed il termine "gettare" i cannoni diede vita alla parole "getto", storpiato poi in ghetto proprio dagli ebrei che pronunciavano la g in maniera piuttosto dura. Ma il termine potrebbe anche derivare dal talmudico "ghet", che vuol dire separazione, significato ancora oggi in uso. Eh già, perchè se da un lato il Senato era stato benevolo, dall'altro dettò severe regole per regolamentare la nuova zona nascente ed il suo utilizzo: il ghetto veniva chiuso al tramonto da grossi portoni che si riaprivano poi all'alba, durante le ore notturne a nessun ebreo era consentito circolare in città e dovevano indossare sempre un berretto giallo per una facile identificazione. Gli ebrei potevano svolgere soltanto il mestiere del medico e quello dell'usuraio, impedito ai cristiani per motivi religiosi: nacquero così i banchi per i prestiti e ancora oggi al civico 2812 è ancora chiaramente individuabile il Banco Rosso. Nonostante le ferree regole il ghetto crebbe in fretta, e non potendo costruire in piano per mancanza di spazi, gli ebrei furono costretti ad aggiungere piani su piani alle loro case, arrivando ad altezze ardite e del tutto avulse dal contesto veneziano, fino a che il governo permise loro di risiedere anche nel resto della città. Il ghetto, oggi come allora, si apre con due simmetriche garitte, ricordo dell'isolamento forzato e della sorveglianza, che immettono su un ponte in ghisa e dal quale si domina l'intero Campo. Luogo di studio e di cultura, tra rabbini e seguaci della Cabala, tra oggetti in stile jewish, codini e kippa la visita al Ghetto è spesso scandita dal suono della litania dei salmi recitati nelle cinque sinagoghe presenti, dette schole: la Schola Grande tedesca, la più antica, la Schola del Cantono, la Schola Italiana, la Schola Levantina e la Schola Spagnola, realizzata addirittura da Baldassarre Longhena, archistar dello stile barocco.

Visitare il Ghetto vuol dire anche immergersi nella loro tradizione culinaria, fusion di storie e di incontri di popoli differenti, di elementi arabi, spagnoli e tedeschi: la cucina kasher, che rispetta i dettami della religione ebraica. Mangiate i dolci ebrei, golose leccornie e degna conclusione di una piacevole passeggiata.

Lasciato il Ghetto procediamo su Fondamenta Ormesini e poi dritto su Fondamenta Misericordia che termina col famoso Ponte Chiodo, dove è stata girata una scena del film "Tempo d'estate" del 1955 con Katharine Hepburne: una bella americana con la passione per la fotografia sbarca a Venezia e vive un appassionato amore estivo, che lascerà poi per far ritorno in patria. Qui fu ambientata la romantica scena tra i due protagonisti, in cui la donna dopo aver perduto nelle acque del rio il fiore che l'uomo le aveva donato, percorre il ponte per rientrare al suo albergo. Si tratta di un Ponte privato in quanto non fa parte della circolazione cittadina ma conduce ad alcune abitazioni: deve il suo nome alla nobile famiglia che lo possedeva e la sua fama all'assenza di parapetti. Tuttavia non possiamo attribuire la cosa all'incompiutezza della realizzazione, quanto ad un costume in uso ai tempi della Serenissima: i ponti, infatti, venivano quasi tutti realizzati senza protezioni laterali, le quali furono aggiunte solo a partire dall'Ottocento per questioni di pubblica sicurezza. Evidentemente il Ponte Chiodo dovette sfuggire a questi interventi rimanendo l'unico in tutta la città monco di parapetti.

Ma la scena più celebre del film è senza dubbio quella girata in Campo San Barnaba, in cui la protagonista per ragioni di copione dovette tuffarsi nelle acque del rio che le portarono una problematica agli occhi che le durò tutta la vita. Dunque, raggiungiamo la Strada Nova, poi Rio Terà San Leonardo e poi Lista di Spagna, attraversiamo il Ponte degli Scalzi e passeggiando per i Sestieri di Santa Croce e di San Polo arriviamo in Campo San Barnaba. Il tranquillo Campo è dominato dall'imponente mole dell'omonima chiesa, antica costruzione dell'809, ricostruita nel 1350 e rinnovata poi nel Settecento da Lorenzo Boschetti: in stile neoclassico con la facciata che richiama il tempio greco, con alte colonne che si elevano su grossi piedistalli e il timpano triangolare che chiude a coronamento. Sull'altro fronte il Campo si chiude con il Ponte dei Pugni dove si svolgeva la guerra dei pugni, antica manifestazione ludica dei tempi del Carnevale, abolita poi nel Settecento: sulla sommità del ponte impressi nella pietra vi sono ancora le orme metalliche dove i lottatori dovevano sistemare i piedi per poter duellare soltanto con i pugni.

Raggiungiamo il ponte dell'Accademia, lo attraversiamo e ci troviamo in Campo Santo Stefano: qui Julia Roberts amava fare jogging alle prime luci del mattino, ricorsa da un innamorato Woody Allen per il film "Tutti dicono i love you" del 1996 e di cui Allen era anche regista. Una storia piuttosto semplice e poco accattivante, racconta le vicissitudini amorose di una famiglia allargata, tra New York, Parigi e Venezia.

Quello di Santo Stefano è uno dei Campi più ampi di Venezia e pulsa della giovane energia contagiosa e coinvolgete degli studenti della vicina Accademia delle Belle Arti, che lo rendono allegro e vivace: disseminato di locali e caffè, è un luogo dove certamente non ci si annoia mai. Al centro capeggia la statua di Niccolò Tommaseo, che viene rappresentato con espressione ingrugnata ed appoggiato ad una pila di tomi rilegati: l'immagine di questo cumulo di libri che pare venirgli fuori dalle falde del soprabito gli ha attribuito il soprannome tutto veneziano de "il cagalibri".

Da Campo Santo Stefano è facile raggiungere la Scala Contarini del Bovolo, dove Orson Welles ha ambientato una scena del suo famoso "Otello", trasposizione cinematografica del dramma shakespeariano del 1952. Un'imponente torre cilindrica che cela al suo interno una scala a chiocciola, il bovolo nel dialetto veneziano, che sale per circa 30 metri sui tetti di Venezia: un loggiato in stile tutto rinascimentale si lega al cilindro di mattoni rossi intorno al quale si avviluppa una serie di archi rampanti con capitelli corinzi e balaustre che seguono l'andamento ascendente della scala e che interrompono il paramento murario come una trine buranea, come un diaframma che lascia soltanto intravedere senza scoprire del tutto l'interno della torre. All'interno un pilastro centrale lascia che si avvolga intorno alla sua superficie la scala realizzata con 80 gradini monolitici in pietra d'Istria dalla forma trapezoidale, che salgono ininterrottamente sino al belvedere sui tetti della città ricoperto da una cupola semicircolare: l'altezza giusta per mirar le stelle, e nel 1859 fu scoperta proprio una cometa dalla sommità.

Pochi passi e siamo a Rialto: chi non ricorda la corsa sui tetti di Venezia di un impigiamato Jhonny Deep che si conclude poi su banchi del mercato di Rialto? Il film è "The Tourist" del 2010, in cui Deep fa coppia con la fascinosa ed intrigante Angelina Jolie: storia piuttosto contorta dello scambio di persona tra il professor Frank Tuperlo e il mascalzone Alexander Pearce sotto l'occhi vigili e seducenti di Elise, tra giallo e commedia con colpo di scena finale. Ed è al Mercato di Rialto che si conclude una delle scene più dinamiche del film. Centro più antico della città, divenne presto il cuore economico della Repubblica della Serenissima, in cui i mercanti provenienti da ogni dove si scambiavano incredibili merci, suddivise per zone: sotto i portici erano sistemate le botteghe degli orafi e dei gioiellieri che vendevano ori e pietre preziose, molto richieste anche per i loro famigerati poteri magici e terapeutici, nel Campo di Rialto si commerciavano la frutta e la verdura, mentre nel Campo Beccarie le carni ed il pollame. Nell'attigua Pescaria si esponeva il pesce più fresco: anche si se può pensar che trattasi di un edificio d'epoca, il realtà la struttura è assolutamente recente, degli inizi del Novecento. Progettata dall'architetto Domenico Rupolo in stile neoclassico, è realizzato con un loggiato al piano terra, dove si svolge il mercato, ed un piano superiore chiuso con terrazza sul Canal Grande, dal quale Jhonny Deep si lanciò. Le colonne del porticato inferiore terminano con un arco ogivale, mentre i capitelli sono tutti diversi e riportano le sembianze delle varie creature marine; l'interno è chiuso con un alto soffitto a travi lignee. All'esterno dell'ingresso una stele in marmo riporta i nomi in veneziano, le misure e i pesi minimi del pesce venduto. Oggi, come allora, il mercato è rimasto pressocchè lo stesso, con la stessa suddivisione delle varie aree e con la stessa allegria di colori e profumi, di voci e di suoni: un luogo vivace e affollato nel quale vale la pena immergersi per scoprire la vera dimensione della città e respirare la quotidianità della città. Di sera, quando i banchi del mercato sono chiusi il clima diventa festoso grazie alla numerosa presenza di bacari e di giovani: il posto giusto per consumare uno spritz ed assaggiare le specialità della cucina veneziana.

Dal Mercato di Rialto imbocchiamo Ruga Vecchia San Giovanni e raggiungiamo Campo San Polo, per giungere poi in Campo San Rocco su cui si apre la Scuola Grande di San Rocco, set ideale per svariate pellicole cinematografiche: è qui che fu ambientata la famosa scena del ballo in maschera del film "Casanova" del regista svedese Lasse Hallström, presentato alla Mostra del 2005. Giacomo Casanova, il grande seduttore veneziano del Settecento in continua ricerca di "un attimo che valga una vita intera", che nel recente immaginario ha le fattezze, molto più affascinanti, del compianto Heath Ledger, riesce a fuggire dai piombi delle Prigioni del Palazzo Ducale per poi partecipare ad un ballo organizzato dal Doge: una festa sfarzosa come il Carnevale richiedeva un set speciale e per il ciack fu scelta la sontuosa Sala Capitolare della Scuola Grande di San Rocco. La Scuola ospitava la Confraternita religiosa dei devoti al Santo, fondata alla fine del Quattrocento. L'opera fu progettata da Bartolomeo Bon con eleganti linee rinascimentali agli inizi del Cinquecento e fu portata a termine dallo Scarpagnino: si presenta con il classico impianto delle Scuole veneziane, con due piani in cui trovano posto le Sale uniti tra loro da uno scalone monumentale. Per decorare le Sale fu bandito un concorso che vide come vincitore Jacopo Tintoretto che aveva, di nascosto, collocato al soffitto della Sala dell'Albergo il dipinto di San Rocco in Gloria, oggetto del concorso, offrendosi poi di dare in dono il suo operato. Cosi fu e tra il 1564 ed il 1567 realizzò l'intero ciclo pittorico: a destra è il Cristo davanti a Pilato, al centro l'Ecce Homo e alla sinistra la Salita al Calvario, il tutto messo insieme dal ricco fregio continuo decorato con putti e ghirlande di fiori e frutta che fa da unione tra soffitto e pareti. Nella Sala Capitolare, dove i confratelli svolgevano le riunioni planarie, e dove Casanova si gode il ballo, trionfa la grande tela centrale con l'Erezione del serpente di Bronzo, a cui si aggiunsero la pala d'altare con l'Apparizione di San Rocco, le tre grandi tele del soffitto raffiguranti episodi dell'Antico Testamento e le dieci tele parietali con le scene del Nuovo Testamento: percorrere le sale della Scuola di San Rocco è come immergersi tra le pagine della Bibbia, intime e contemplative, concitate e drammatiche, elevate agli onori dell'arte dalla mano del grande artista.

Ma potete anche immaginare di danzare con Casanova, meglio Heath Ledger però, perchè non è detto che il vero Giacomo fosse poi così affascinante...