Il 25 Aprile è un giorno di fondamentale importanza per la storia della Repubblica italiana, poiché si celebra l'anniversario della liberazione del paese dai poteri fascisti del secondo conflitto mondiale.

A Venezia però il 25 Aprile è anche il giorno della celebrazione del suo Patrono San Marco, simbolo di forza e fierezza e ricordo di un glorioso e serenissimo passato.

E' facile associare la città di Venezia alla figura del leone alato che incarna il giovane Santo, ma pochi conoscono la storia e le tradizioni che ci celano dietro questo millenario connubio, tra realtà storica e affascinanti leggende.

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San Marco a Venezia: un solo Santo, tre Feste

Non solo 25 Aprile è sinonimo di San Marco, a Venezia. Per molti visitatori, San Marco e Venezia sono due identità coincidenti.

San Marco, però, non è sempre stato parte integrante della storia veneziana, e ci fu un tempo in cui il patrono di Venezia non era il santo dal leone alato, bensì San Teodoro, cui una cappella palatina in Piazza dei Leoncini, è dedicata.

Lo divenne solo dopo l'anno 838, quando le spoglie del Santo giunsero miracolosamente a Venezia: ed ecco quindi la prima festa, la traslatio, il 31 Gennaio di ogni anno.

E poi, molti anni e molte leggende ed eventi dopo, le reliquie vennero ritrovate il 25 Giugno 1094, dando origine ad una nuova festa, l'inventio.

Sicuramente è solo il dies natalis, però, l'unica festa davvero conosciuta e giunta fino a noi in un tripudio di festeggiamenti. Venezia si anima ancor di più, se possibile, e celebra il suo Patrono che da più di 1000 anni la protegge.

Come un tempo, però, le feste a lui dedicate erano più d'una, così oggi il 25 Aprile è il momento privilegiato per più d'una tradizione. Storie di amori ostacolati e leggeri boccioli di rosa saranno d'accompagnamento al nostro cammino tra le festose calli veneziane.

Prima della leggenda, ecco la Festa di San Marco a Venezia oggi

L'usanza di festeggiare San Marco in pompa magna ogni 25 Aprile risale ai tempi della Serenissima.

All'interno delle Gallerie dell'Accademia se ne custodisce gelosamente memoria attraverso una delle tele più conosciute di Gentile Bellini, conclusa negli ultimi anni del Quattrocento.

Nella tela si scorge una lunga processione con il Doge in testa. Egli è preceduto soltanto dai portatori dei vessilli, dai trombettieri e dai simboli della Serenissima. Seguono poi personaggi bardati di bianco, che arrecano ceri e un baldacchino, e sono i confratelli della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, cui la tela era originariamente destinata. Al centro della scena, in posizione leggermente ribassata, si scorge la cassa contenente la reliquia del Santo.

E, in effetti, l'arte ci restituisce la tradizione più popolare perpetrata durante i secoli della Serenissima. Cosa rimane oggi?

Certamente la Festa di San Marco è meno spettacolare d'un tempo e, spogliata del suo legame con il potere dogale, ha carattere soprattutto religioso.

Presiedute dal Patriarca, vi sono due celebrazioni in particolare:

  • Si inizia con la Messa solenne alle ore 10.30 nella Basilica di San Marco;
  • Si prosegue con i Vespri, officiati sempre in Basilica nel tardo pomeriggio.

Proprio il 25 Aprile, inoltre, si tiene la cerimonia di consegna del premio San Marco, il cui scopo è valorizzare le eccellenze di Venezia. Che siano persone distintesi nelle arti, nello sport o nella scuola, o per particolari iniziative sociali, i vincitori sono premiati nel pomeriggio del 25 Aprile, nella Sala del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale, alla presenza del Sindaco.

Ordunque, però, invogliati dalla promessa di storie d'amore e boccioli di rosa, è giunto il tempo di parlarvi di un altro 25 Aprile veneziano...

La festa del bocolo a Venezia: una leggenda dal sapore dolceamaro

La tradizione vuole che a Venezia si regali alla propria dolce metà un bocciolo di rosa rossa (il bócoło), in segno d'amore.

Il romanticismo di questo gesto si rifà ad un evento avvenuto all'alba del IX secolo. La figlia del doge Angelo Pancrazio, Maria, detta Vulcania, era perdutamente innamorata di Tancredi, un povero trovatore. Il padre della giovane, però, a causa delle differenze di stirpe dei due, mai avrebbe permesso che si unissero in matrimonio.

Fu così che a Maria venne un'idea: il suo Tancredi sarebbe partito con i Franchi di Carlo Magno verso la Spagna, per combattere contro gli Arabi. Una volta tornato vincitore, suo padre non si sarebbe più potuto opporre al loro amore.

Tancredi dunque partì fiducioso verso la Spagna, coprendosi di gloria in numerose battaglie. Sembrava che nulla potesse impedire ai due di coronare il proprio sogno.

Accadde però che un giorno arrivarono a Venezia i cavalieri del nobile eroe Orlando (lo stesso cantato nel poema Chanson de Roland), recando infauste notizie. Tancredi era caduto in battaglia, vicino ad un roseto. Negli ultimi istanti di vita, aveva colto uno dei bianchi boccioli e pregato il suo amico Orlando di portarlo a Venezia dalla sua amata. Nel gesto, il bianco bocciolo si intrise di sangue, e così giunse nelle mani di una disperata Maria, che ammutolì per il dolore.

Il giorno dopo, il 25 Aprile, Maria venne trovata esanime, con il bocciolo insanguinato puntato sul cuore.

Da allora, la tradizione vuole che si offra alla propria amata un bocciolo di rosa rossa, simbolo di un amore destinato a non vacillare mai.

Per celebrare la leggenda e la tradizione veneziana, nel 2014 venne realizzata dall'artista Elena Tagliapietra un'installazione molto particolare in Piazza San Marco: "Una Rosa per Venezia". Un collettivo di centinaia di persone si dispose nella piazza creando dall'alto la visione di un immenso bocciolo di rosa rossa. La foto è diventata con il tempo il simbolo della Festa del Bócoło di Venezia. 

E per finire, un tuffo nella tradizione culinaria di Venezia il 25 Aprile

Parlando di Venezia e delle sue tradizioni, non può mancare un profumato aneddoto culinario.

In effetti, usanza vorrebbe che a Venezia il 25 Aprile, oltre a regalare il bocciolo di rosa, si consumasse un piatto tipico della tradizione: i risi e bisi, ovvero riso con piselli.

Si tratta di una densa zuppa che pare sia stata introdotta a Venezia quand'era sotto il dominio bizantino, e si insegnò che il riso poteva essere mescolato con altri ingredienti. Ecco che i risi e bisi con il tempo divennero un piatto assai ghiotto, che veniva servito ai Dogi proprio il 25 Aprile.

Ed ecco, quindi, che anche se Dogi forse non siamo, sarà assai delizioso provare a sederci a tavola con loro assaggiando uno dei piatti della tradizione veneta.