Le osterie veneziane sono una delle principali attrazioni di ristoro cittadine, amate non solo dai turisti ma anche dagli stessi residenti della città. Ma il termine osteria non è sempre stato lo stesso, subendo mutazioni nel corso degli anni: oggi l'osteria è un locale pubblico che fornisce un servizio di vendita di cibo e vini, ma in passato era utilizzato per indicare una locanda dove si poteva sia mangiare che trovare alloggio. Ciò che oggi viene definito come osteria, nel linguaggio veneziano, aveva altri nomi che si diversificavano a seconda della categoria di clientela alla quale si riferivano, gerarchicamente divisa, e di conseguenza dalla qualità e dalla provenienza del vino che vendevano. Oggi questi esercizi commerciali non esistono più, ma si trovano alcune tracce nella presenza di alcune delle calli che portano il loro nome.

Le malvasie

Nelle osterie chiunque aveva la possibilità di mangiare e bere, differentemente dalle caneve o cantine dove si poteva bere ma non mangiare. Soffermandoci unicamente su questa tipologia di locali adibiti alla vendita di vini e alcolici, occorre fare diverse distinzioni a seconda della qualità e della provenienza della bevanda offerta.

Le malvasie erano botteghe dove venivano venduti vini importati via mare, provenienti principalmente dalla Puglia, dal Cipro, da Malta, e da diverse isole o località greche bagnate dal Mar Egeo, specialmente quelli provenienti da Malvasia, una città situata a sud della regione del Peloponneso. Quest'ultimo era un prodotto pregiato commercializzato e apprezzato soprattutto a Venezia. Questo vino era diviso in tre tipi: dolce, tondo e garbo. La tipologia "dolce" era poco gradita dai veneziani e quindi destinata e venduta soprattutto ai forestieri, ovvero a chi proveniva da fuori Venezia e si trovava di passaggio. La tipologia "tonda" era considerata poco gustosa ma più apprezzata della prima,  mentre infine la "garba" era decisamente la preferita dei veneziani tanto da essere considerata come un toccasana per ogni malattia del corpo e dello spirito e da essere definita come un "rimedio". Un segno della reale esistenza delle malvasie è la "Calle del Remedio" nelle vicinanze di Campo Santa Maria Formosa che prendeva il nome dalla vicina malvasia molto frequentata dai giovani patrizi veneziani. Nelle malvasie non era possibile vendere vini veneti né offrire del cibo e mettere a disposizione carte da gioco per lo svago comune.

Le furatole

Le furatole erano un tipo di bottega molto più umile e piccola rispetto alle malvasie. Nelle furatole si vendeva pesce fritto e diversi tipi di liquori scadenti. Normalmente non era consentito vendere vino, ma nonostante questa limitazione veniva ugualmente venduto di nascosto, senza farsi notare dalle autorità veneziane, anche se la qualità era scadente. Le furatole erano frequentate per lo più dalle classi sociali più povere e ci sono diverse ipotesi sull'origine del nome. Il termine potrebbe derivare da "foro" date le sue ridotte dimensioni, oppure da "furabola" equivalente al termine "tenebre" data la scarsa illuminazione presente all'interno e per le mura annerite dal fumo. Ultima ipotesi potrebbe essere la parola latina "furari", cioè "rubare", data l'estrema facilità con cui si poteva rubare ai clienti della bottega. Nei pressi di Campo San Polo c'è un piccolo indizio sull'esistenza delle furatole, grazie alla presenza della Calle e del Ponte de la Furatola.

I magazeni

I magazeni erano botteghe dove si vendeva vino al minuto, quindi all'ingrosso, ed erano riconosciute data la possibilità di vendere diversi oggetti per ricavare una parte in denaro e una parte in vino di bassa qualità (il cosiddetto vin da pegni). Esistevano due tipi di magazeni: i bastioni e i samarchi (o samarcheti). All'interno dei bastioni non si serviva cibo, motivo per il quale generalmente erano situati nelle vicinanze di un luganegher, ovvero di un salsicciaio o macellaio. I samarchi o samarcheti, invece, erano così chiamati perché contrassegnati dallo stemma della Repubblica (il Leone Alato di San Marco) e operavano a suo nome, come se fossero delle "succursali" a disposizione della stessa.