Ho sempre avuto una certa attenzione per le figure femminili, particolarmente per quelle legate alla mia Venezia, che hanno saputo portare un vento di cambiamento nella società.

Collezioniste, scienziate, cortigiane, ma anche pioniere di costumi sociali alternativi.

In questo mio articolo vi parlerò di una donna forte, determinata, sfacciatamente egocentrica che con il suo corpo “imperfetto” è riuscita ad affermarsi andando oltre i canoni estetici e comportamentali imposti dalla società: vi presento Luisa Casati Stampa...

Luisa Amman indossa la sua prima maschera

Luisa Amman nasce a Milano nel 1881. La madre, Lucia Bressi, era di Milano. Il padre, Alberto Amman, monzese di origini ebraiche ed austriache, è un ricco imprenditore nel settore tessile , insignito dal re Umberto I del titolo di Conte come ringraziamento per aver portato lustro all'Italia con la sua produzione. Essendo quindi la famiglia decisamente benestante Luisa e sua sorella maggiore Francesca hanno una vita agiata e un'ottima educazione che però le risulta estremamente noiosa, in quanto impartita in casa da precettori, così come è di consuetudine per le famiglie agiate dell'epoca.

Sin dai suoi primi anni di vita e di studi, Luisa manifesta una particolare predisposizione per le arti figurative, dedicandosi con particolare dedizione al disegno.

La monotonia della vita della giovane e di sua sorella subisce però uno scossone con la precoce perdita di entrambi i genitori e il conseguente affidamento agli zii paterni. Le due sorelle diventano all'improvviso le due maggiori ereditiere d'Italia. Pur continuando a condurre una vita “normale” coltivando diversi interessi, dedicandosi al tennis e all'equitazione, credo, personalmente, che questo avvenimento abbia gettato le basi per un cambiamento profondo nella vita della giovane Luisa che fino a quel momento aveva mostrato una personalità estremamente delicata e fragile.

Corre l'anno 1900, anno dell'esposizione universale di Parigi evento che porta con sé un grande fermento culturale e grandi novità nell'intera Europa. È proprio in quell'anno, ormai diciannovenne, che in linea con le consuetudini sociali dell'epoca Luisa decide di sposarsi. La sua scelta ricade su una figura la cui posizione sociale era superiore alla sua, il marchese Camillo Casati Stampa: diventa così la Marchesa Casati Stampa. L'anno seguente dà alla luce la sua unica figlia che decide di chiamare Cristina, in onore di Cristina Belgioioso, per la quale nutre una profonda ammirazione.

Fino a quel momento la vita di Luisa Casati ha seguito un'andatura piuttosto lineare e la maschera da tipica ragazza di buona famiglia che ha indossato da quando era bambina fino a quando aveva deciso di diventare moglie sicuramente offusca e impedisce alla sua vera personalità di emergere. Non a caso, ben presto il ruolo di brava moglie comincia a starle stretto e il suo incontro con Gabriele D'Annunzio rende questa insoddisfazione un punto di rottura col suo passato.

Luisa Casati Stampa: si va in scena!

A partire dall'incontro con D'annunzio, avvenuto durante una battuta di caccia, la Marchesa mette in atto un cambiamento radicale, prende coscienza di sé, ma questa volta decide di mostrare al mondo intero la sua personalità. Comincia a cambiare look, taglia i capelli e li tinge di un acceso rosso fuoco. Inizia a fare uso di cipria per rendere il suo incarnato ancora più chiaro e rende i suoi grandi occhi verdi, unica caratteristica considerata veramente bella per i canoni estetici dell'epoca, ancora più particolari attraverso un marcato trucco nero e l'uso di belladonna che le dilata le pupille. Anche l'abbigliamento diventa sempre più eccentrico. Insomma, la Marchesa Luisa Casati Stampa crea un vero e proprio rituale che la porterà a trasformare il suo corpo in un'opera d'arte vivente.

In quegli anni, quelli della Belle Epoque, decide, su consiglio di D'Annunzio, di trasferirsi a Venezia, una città dal fascino intramontabile e quindi più consona alla personalità della Marchesa. Sceglie come sua nuova dimora Palazzo Venier dei Leoni, oggi sede del Museo Guggenheim.

Tutto nella sua vita è studiato nei minimi dettagli per creare un' allure, uno stile tutto suo. Non fa, chiaramente eccezione, la sua nuova casa che popola di numerosi animali esotici come un boa, che ama avvolgere attorno al collo come fosse una sciarpa; ma anche pavoni bianchi addestrati a rimanere nelle vicinanze delle finestre per essere ammirati dalle acque del Canal Grande; merli albini. Ma l'animale che forse è rimasto più impresso nella memoria di tutti è il suo ghepardo che amava portare al guinzaglio durante le sue passeggiate notturne. Anche se definirle “passeggiate” risulta essere alquanto riduttivo e fuorviante: si può dire che queste uscite notturne fossero delle vere e proprie rappresentazioni teatrali con lei vestita solo di una pelliccia, il suo immancabile ghepardo con un collare adornato di pietre preziose che fu di ispirazione per un celebre gioiello di Cartier, di cui la donna era cliente affezionata, e le lanterne portate dai suoi servi che spezzavano delicatamente il buio della notte.

Il tutto, ovviamente, incorniciato da un teatro d'eccezione come Venezia, le sue calli e la splendida Piazza San Marco!

La Marchesa, dunque, ama mostrarsi senza mezze misure ed escogita mille modi per farlo. Il suo stile di vita è sfarzoso, anticonformista e lo rende manifesto durante i numerosi eventi che organizza a Palazzo Venier dove tra lacchè di colore e animali esotici si balla il walzer, allora proibito nella Capitale (Roma), secondo il volere del Papa. Ma, ovviamente, il fulcro di questi ricevimenti doveva essere sempre lei che irrompeva con abiti sbalorditivi appositamente disegnati per lei come, ad esempio, il celeberrimo “Queen of the Night” ideato da Léon Bakst.

A completare un'immagine così fuori dal comune vi è la sua passione per l'occulto che la porta ad organizzare messe nere che, tuttavia, sono più delle rappresentazioni teatrali per sbalordire e spaventare il pubblico.

Nel 1914 Luisa Casati Stampa ottiene la separazione dal marito, il Marchese Camillo Casati Stampa la marchesa e in seguito, nel 1924, diventa la prima donna divorziata di religione cattolica. Ciò ha sicuramente contribuito a crearle un'immagine di donna fuori dal comune che va oltre i modelli sociali imposti.

È questa sua unicità ad attrarre moltissimi artisti tra i quali D'Annunzio, che parla di lei come l'unica donna che l'abbia mai sbalordito. Sicuramente ne subisce il fascino al punto di trarne ispirazione per il personaggio di Isabella Inghirami in “Forse che sì forse che no”. Nel corso della loro storia, mai finita, le attribuisce diversi soprannomi: la Divina, Monna Lisa, Domina e, infine, Coré, la dea degli Inferi. Tra i due, sin dal primo incontro, nasce un'intesa amorosa che durerà tutta la vita.

Lo stesso poeta, ricordando la partenza della Marchesa per Saint Moritz, ci rende l'idea di come egli subisse il fascino di Luisa Casati e di come fosse sin dal primo momento legato a lei:

«Facevo colazione da solo con lei. Credo che l’amassi già, senza dubbio la desideravo come sempre»

In Occasione della sua partenza le regala una spazzola da bagno inglese e lui stesso spiega il perché di quel dono così insolito:

«Era un modo per toccarla da lontano, con delle dita magiche».

Nel 1923 la marchesa decide di acquistare una nuova residenza a Parigi e sceglie un maniero appartenuto a Robert de Montesquiou, Palais du Rêve. Ancora una volta, quindi, sceglie di acquistare una residenza di grande prestigio e ovviamente molto costosa. In effetti, il punto debole di Luisa Casati è proprio il suo oneroso stile di vita che, purtroppo, la porta a dilapidare il suo patrimonio. Infatti, quest'ultima dimora assieme a tutti i suoi mobili, viene messa all'asta. Ma anche in questo caso la storia della marchesa risulta avvolta da un'aura magica: tra gli acquirenti c'è Coco Chanel.

Con un ammontare di circa 25 milioni di debiti, la Marchesa, ormai cinquantenne, decide di trasferirsi a Londra da sua figlia Cristina, sposata con il conte di Huntington.

In questa fase della vita Luisa Casati Stampa diventa l'immagine sbiadita di se stessa, le passeggiate notturne in cui spesso indugiava quando viveva a Venezia sono ormai un ricordo lontano. Adesso la marchesa si presenta al suo pubblico con vestiti ormai consunti dal tempo e usa per sottolineare il suo sguardo della cera per scarpe.

Muore nel Giugno del 1957 a causa di un'emorragia cerebrale e viene sepolta al Brompton Cemetery. Tra i suoi effetti un mantello nero con i bordi di pelle di leopardo, il suo amato cane imbalsamato. Gli occhi sono truccati come sempre, di nero e sono abbelliti con le sue tanto amate ciglia finte. Sulla lapide, per volere della nipote Moorea, la descrizione di Cleopatra che Shakespeare fa ne “Antonio e Cleopatra”:

«L’età non può appassirla, né l’abitudine rendere insipida la sua varietà infinita»

L'opera d'arte vivente

Quella della marchesa è la storia di una donna che, ad un certo punto della sua vita, decide di creare una versione di se stessa diversa da quella che era emersa nella prima parte della sua vita. Che sia stato un modo per nascondere le sue debolezze o che sia stato semplicemente un esprimere la sua vera personalità non ci è dato saperlo con certezza. Credo tuttavia, che il rapporto tra la personalità e la maschera che si indossa sia una strada a doppio senso, ovvero che interno ed esterno si influenzino e condizionino a vicenda.

Sta di fatto che Luisa Casati Stampa si da un obiettivo nella vita e, in effetti, lo ottiene.

Coltiva relazioni con personalità influenti della sua epoca e attira a sé artisti come Giovanni Boldini ed Erté, ai quali commissiona delle opere nelle quali, ovviamente, il soggetto è lei.

Ha una gran passione per la moda e la sua personalità forte ed eccentrica le permette di sfoggiare abiti sontuosi. Lo stile è eclettico e spazia tra pepli, copricapi che farebbero impallidire quelli della Regina Madre, turbanti, piume e capi animalier. La sua grande passione per le masquerade completa il suo personaggio così volutamente teatrale. Ama impersonare donne e uomini che ha avuto modo di ammirare ed apprezzare come Elisabetta d'Austria e Cesare Borgia.

Non è un caso se i grandi stilisti dell'epoca hanno creato degli abiti studiati appositamente per lei. Tra questi menzioniamo Paul Poiret, Jean Patou, Léon Bakst, Mariano Fortuny.

Tra gli abiti memorabili della marchesa vi è sicuramente quello confezionato da Bakst nel 1922 che è passato alla storia con il nome “Queen of The Night” , un abito ricoperto interamente da diamanti e che per la sua realizzazione richiese circa tre mesi di lavoro.


Ma visto che “diamonds are the girls best friends” non potevano mancare tra le passioni di Luisa anche quella per i gioielli. I preferiti? Quelli di René Lalique e Cartier.

Il carisma della Marchesa è stato talmente potente che la sua immagine è stata di ispirazione non solo nella sua epoca, ma anche nelle epoche successive.

Avete mai avuto modo di vedere la pubblicità di Cartier in cui una donna ha al guinzaglio una pantera? Beh, la famosa maison francese ha tratto ispirazione proprio da lei, la Divina, come amava chiamarla D'Annunzio.

Ispirazioni più recenti le possiamo trovare nell'esibizione del cantante Achille Lauro in occasione del Festival di Sanremo, o le creazioni di John Galliano per Dior nel 1998

ma sicuramente quella più evocativa per Venezia è stata la sfilata di Chanel per la cruise collection del 2010 creata dal leggendario Karl Lagerfeld presentata in un prestigioso albergo del Lido di Venezia. 

Ovviamente, per una vita così teatrale non potevano mancare rappresentazioni della Divina Marchesa anche in quest'ambito con ad esempio la rappresentazione teatrale di Paul Osborn “La contessa” del 1965.

Insomma, Luisa Casati Stampa, una figura esile, dal viso irregolare è riuscita ad affascinare il mondo intero dimostrando come la personalità possa annullare e, perché no, addirittura plasmare la concezione di ciò che viene considerato bello.