Venezia, un luogo dove l’arte, la creatività, l’artigianato, il design sono sempre riusciti a trovare terreno fertile, in ogni periodo storico, attraverso forme sempre nuove, generazione dopo generazione. In una città come questa, possiamo prenderci la libertà di sconvolgere la linearità del tempo e di fare confronti tra artisti anche di epoche diverse.

Cosa potrebbe succedere se mescolassimo tutta questa abbondanza di sapere legato alle arti? Ci sarebbe confusione o concordanza?

Lasciamoci trasportare dalla fantasia in un viaggio atemporale dove mettiamo in discussione la convenzionale linearità della storia delle arti: eccolo dunque, il solenne abbraccio di artisti provenienti da tempi diversi ma accomunati dal grande spirito della serenissima città di Venezia.

L’espolosione di gesto e colore: Tiziano e Emilio Vedova

Siamo Partiti! Anche mescolando il tempo ed i secoli tra loro, ecco che alcuni dei connotati che hanno definito l’arte di Venezia nei secoli restano incredibilmente immutati. Il colore ad esempio ha assunto una posizione di rilievo, prevaricante rispetto al disegno, sia nelle alte committenze pubbliche sia nelle forme espressive più personali, tant’è che possiamo identificare in Venezia “la scuola italiana del colore“. Adesso prendiamo in esame due artisti di epoche e ideologie diverse e notiamo come questa esaltazione del colore sia sempre presente oggi come ieri.

Tiziano Vecellio, celebre semplicemente come Tiziano (Pieve di Cadore 1488 – Venezia 1576) ed Emilio Vedova (Venezia 1919 – Venezia 2006) due grandi maestri della pittura che differiscono per storia personale, appartenenza culturale e società, ma che allo stesso tempo trovano nella potenza coloristica la loro più importante analogia. Il segno lasciato dal pennello di entrambi è impetuoso, espressivo, materico. Il maestro del Rinascimento, Vecellio,  usava dividere il suo lavoro in più fasi: nella prima modellava le forme, le masse dei corpi stabilendo proporzioni e distanze in maniera rapida e dinamica; nella seconda, anche dopo diversi mesi, definiva le figure e le illuminava con la luce brillante e tipica della sua pittura.

In quello di Vedova invece, la definizione di un qualcosa di tangibile, dal punto di vista figurativo, non avverrà mai, ma anche qui esistono sovrapposizioni di colore nervose ed infinite. L’opera di Vedova è il gesto dirompente, sta tutta lì la sua forza e ciò si accomuna con parte del lavoro più maturo di Tiziano, quando anche lui definiva ben poco ma al contrario lasciava sfumati e incerti i suoi dipinti, usando le dita, e dunque la gestualità del corpo, assieme o al posto del pennello.


La concretezza della luce: Canaletto e Carlo Scarpa

Generazioni e generazioni di artisti veneziani sono riusciti a combinare le arti così vive e diverse attorno a tematiche comuni che nel tempo hanno dato immenso piacere agli occhi e all’anima. La luce è un tema affrontato molte volte nel mondo dell’arte e tanti sono gli artisti che si sono soffermati sulle caratteristiche luministiche nelle loro opere. Due autori che affrontano appieno questa importante tematica sono sicuramente Giovanni Antonio Canal conosciuto come Canaletto (Venezia 1697 – Venezia 1768) e Carlo Scarpa (Venezia 1906 – Sendai 1978) pittore e incisore il primo, architetto e designer il secondo, diversi per tipologia di lavoro artistico, ma simili nelle scelte armoniche e nell’utilizzo di un rigoroso metodo scientifico applicato agli aspetti visivi della propria arte. Canaletto cattura nella sua pittura la luce e le immagini delle vedute di Venezia, in maniera simile a un moderno fotografo, studiando scrupolosamente le diverse atmosfere e i vari effetti luministici che trasformano tale natura in opera. E‘ vero che per ammirare ciò che ci circonda abbiamo bisogno della luce, lo sa benissimo l’architetto Carlo Scarpa che durante la sua lunga carriera progetta edifici pubblici e privati, si occupa di restauro e di allestimento museale seguendo anch’esso principi di equilibrio formale e luministico. Canaletto va a cogliere l’armonia esistente nell’urbanistica della città e dipinge seguendo in maniera matematica la prospettiva, utilizzando talvolta la cosidetta camera oscura, dispositivo composto da una scatola che permette di proiettare un’immagine al suo interno grazie a un foro che lascia entrare la luce, principio generale delle moderne macchine fotografiche.

Nei lavori di Scarpa la luminosità naturale è la vera protagonista, essa entra nelle architetture e che si tratti di un negozio o di un museo è sempre capace di mettere in risalto ciò che viene esposto all’interno e non solo, l’armonia tra struttura e opera, dove dentro e fuori diventano un valore assoluto, una riflessione poetica capace di caratterizzare tutto il suo lavoro

La forza della sperimentazione: dai grandi artisti del 400 alla Biennale di Venezia

La creatività a Venezia ha sempre avuto un valore di conoscenza, e nel tempo gli artisti veneziani sono riusciti a lasciare un segno nella storia, e questo lo si deve alla loro grande forza nella sperimentazione. La città è stata più volte generosa e aperta con essi, capace di accogliere gli stimoli provenienti dall’esterno e di trasformarli in sapere e successivamente in coscienza. Un esempio concreto può essere quello della Biennale di Venezia che dal 1895 ad oggi accoglie artisti provenienti da tutto il mondo, ponendo l’accento su innovazione e ricerca artistica. L’idea, allora unica nel panorama internazionale, apparteneva a un gruppo di intellettuali vicini al sindaco del tempo Riccardo Selvatico, noto anche come poeta e commediografo. L’istituzione di tale esposizione internazionale aveva lo scopo di incentivare la produttività e il mercato, inoltre ha permesso la realizzazione degli storici Padiglioni Nazionali, e la storicizzazione di grandi maestri come Klimt, Renoir, Courbet, Braque, Ernst e di intere correnti artistiche come la Pop Art e l’Action Painting.

L’innovazione è dunque un attributo che ben si addice all’arte a Venezia, non solo per quel che riguarda la Kermesse contemporanea per eccellenza.

Si pensi ad esempio al concetto di bottega completamente rivoluzionato grazie alla famiglia dei Bellini, che vedrà nella figura di Giovanni Bellini (Venezia 1433 – Venezia 1516) un uomo capace di fare arte sviluppando un modello simile ad una moderna realtà aziendale, con collaboratori, aiuti, garzoni e committenze: una concezione lavorativa che sarà ben presto esportata anche al di fuori della Laguna. Si pensi all’esperienza del Tonalismo di Giorgione e dello stesso Tiziano, all’uso teatrale della prospettiva in Tintoretto che in questo modo riuscì ad anticipare i maestri della pittura barocca, o ancora a pittori come Sebastiano del Piombo o Jacopo Bassano capaci di legare tali esperienze ad altre città come Roma, contribuendo in questo modo nel costruzione di una grande e coerente stagione artistica italiana.

E‘ davvero importante quindi allontanare l’idea che la storia sia solo un racconto cronologico e lineare di avvenimenti che riguardano la bellezza e la creatività umana. L’arte in sintesi è la più alta forma di espressione dell’individuo, si riflette nella società ed è capace di presentarsi in una serie infinita di modi differenti, e allo stesso tempo ogni forma è unica a suo modo. Venezia è incomparabile proprio per questo motivo, per essere da sempre una città in simbiosi con i linguaggi visivi, un luogo accogliente e di grande stimolo per tutti i creativi e per tutti gli amanti della bellezza in ogni secolo della storia.