Tra i pittori veneziani che potremmo subito definire come più anomali, o per meglio dire unici all'interno nel panorama dell’epoca, troviamo sicuramente la figura di Giovanni Antonio Canal meglio conosciuto come Canaletto (Venezia 1697 – Venezia 1768). Un artista divenuto famoso per essere uno delle figure chiave del Vedutismo veneziano, una corrente pittorica del Settecento che dà nuova dignità ai panorami soprattutto urbani, rispetto a quanto avveniva in passato, riproducendoli in maniera fedele e attenendosi a rigide regole di prospettiva. 

L'uomo e l'artista

Nato da una famiglia benestante, Canaletto iniziò con l’aiuto del padre, pittore di teatro, a lavorare nel campo della scenografia assieme anche a suo fratello Cristoforo. Le committenze teatrali si susseguivano e il giovane seguì il padre a Roma per un viaggio di lavoro nella capitale. Vi ci restò per circa due anni e fu continuamente “distratto“ dagli stimoli provenienti dalla scena artistica della città. Il teatro evidentemente non era nelle aspirazioni di Antonio Canal, tant'è vero che il suo contemporaneo, Conte Anton Maria Zanetti, suo critico ed estimatore, descrive l’allora ventenne come un ragazzo perennemente annoiato dall'opera e dalle scene. Dopo aver scomunicato definitivamente le platee a Roma si avvicinò alla pittura paesaggistica di Giovanni Paolo Pannini (Piacenza 1691 – Roma 1765) e soprattutto a quella dell‘olandese Gaspar Van Wittell (Amersfoort 1653 – Roma 1736). Una volta tornato nella sua città natale continuò ad interessarsi a questo tipo di tematica, allora già praticata da artisti della Repubblica Veneziana come Marco Ricci e Luca Carlevarijs, che solo dopo pochi anni lui supererà in termini di fama e fortuna.

La raffinatezza delle linee e la ricercatezza delle atmosfere che Canaletto era in grado di ricreare nei suoi lavori attirò molte committenze inglesi. I contatti con le personalità straniere diventavano più frequenti anche grazie al Grand Tour, un viaggio affrontato dai più ricchi del tempo per motivi di crescita culturale, e che trovava in Venezia una tappa assolutamente da non perdere.

Tra gli incontri chiave nella storia personale dell’artista veneziano ci sono quelli con il mercante d’arte irlandese Owen McSwiney e più avanti con il diplomatico inglese Joseph Smith, console britannico attivo in città tra il 1744 e il 1760. Sono anni molto floridi dal punto di vista lavorativo per il pittore e ciò andò avanti fino alla guerra di successione austriaca (1740-1748) che fece calare drasticamente il numero di viaggiatori, e di conseguenza i suoi profitti. Fu così che Canaletto decise di trasferirsi in Inghilterra, dove vi rimase per circa 10 anni, tra il 1746 e il 1756, costruendo altri importanti rapporti di committenza con l’aristocrazia locale e arricchendo la quantità dei suoi soggetti figurativi. Alle immagini urbane di Venezia si uniscono quelle di Londra e non solo, ma anche la campagna e la brughiera inglese diventano per lui oggetto di studi: la natura diventa così protagonista di questa pittura come mai aveva fatto prima.

Il ritorno nella città natale del 1756 fu definitivo, e negli ultimi anni della sua vita Antonio fu impegnato come socio nell‘istituzione dell’Accademia di pittura e scultura di Venezia. Dipinse per tutta la vita, scrivendo pagine importanti per la storia dell’arte italiana, e morì circondato dall'affetto dei suoi familiari nel 1658, nella sua Venezia. 

La tecnica pittorica e le opere significative

Le opere di Canaletto sono state per molto tempo oggetto di un aspro dibattito critico: fu giudicato negativamente da storici e artisti per poi essere reinterpretato positivamente in epoca più moderna.

Gli venivano spesso contestati l’eccessivo tecnicismo e l’uso della camera ottica (o camera oscura), congegno composto da una scatola forata che permette l’ingresso della luce e per questo capace di proiettare le ombre della “realtà“ in maniera accurata. In gran parte delle sue opere vengono mostrate immagini della città veneziana, i suoi campi, i suoi rii, la Laguna in maniera analitica quasi immutabile. Chi guarda ha l’impressione che nulla sia cambiato, anche grazie al prevalere del paesaggio e delle architetture sui suoi abitanti.

Tra i lavori più affascinanti c‘è Il Bucintoro al molo nel giorno dell'Ascensione oggi conservato a Torino, che rappresenta il momento di festa in cui il Bucintoro, la famosa e gloriosa imbarcazione sulla quale si spostavano Dogi, si recava in Laguna per celebrare lo sposalizio della città con il mare, sottolineando il dominio della Repubblica sull'Adriatico.

Altro fattore determinante nell'arte di Canaletto è la sua eccellente qualità di disegnatore: infatti prima di procedere con la pittura era suo solito eseguire schizzi fedeli ai luoghi in cui lavorava, che andava a rielaborare successivamente in studio, definendo minuziosamente personaggi e le atmosfere luminose.

Notevoli le vedute di Piazza San Marco, dipinta molte volte con atmosfere e dettagli diversi tra loro. Consideriamo Piazza San Marco verso la Basilica del 1723, e oggi conservato al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, in cui si notano i lavori di sostituzione della pavimentazione della piazza e l’affollamento di persone nell'area marcatale vicina alla basilica. Di qualche anno più tardi uno stesso soggetto, oggi conservato a Cambridge, nel Massachusetts, in cui si nota una piazza risistemata dal punto di vista architettonico e ritratta in condizioni di cielo luminoso e sereno.

Incantevoli infine sono tutti i suoi “capricci“, ovvero tutti quei dipinti, in questo caso con soggetti paesaggistici e architettonici, frutto della fantasia dell’autore. Egli inoltre era bravo a combinare elementi realmente esistenti con altri, frutto del suo flusso creativo. Affascinatissimo il suo capriccio palladiano del 1756, opera inscenata a Venezia, come si vede dalla presenza di gondole e altre imbarcazioni locali, ma che combina la città con edifici di Vicenza come il Palazzo Chiericati e la Basilica Palladiana. Divertente notare che manca il Ponte di Rialto di Antonio da Ponte, e che viene costruita una realtà alternativa, con il progetto di Andrea Palladio che prende forma, unica testimonianza visiva della partecipazione del maestro Palladio al concorso per la realizzazione del nuovo ponte.

Dove vedere Canaletto a Venezia

Canaletto, il pittore che dipinse Venezia in ogni sua forma, trova tanta fortuna all’estero per il fatto che le sue più grandi collezioni furono vendute al Re Giorgio III d’Inghilterra che le inserì nella Royal Collection, oggi conservata nelle residenze reali d’oltremanica.

Ma nella sua città, nella nostra Venezia è possibile ammirare l’artista presso le Gallerie dell’Accademia che espone La prospettiva con portico, del 1756 ed alcuni dei suoi capricci, e nel gabinetto dei disegni e delle stampe della stessa istituzione che sono conservate alcune delle sue più notevoli opere grafiche. 

Presso il museo del Settecento Veneziano in Ca‘ Rezzonico è possibile ammirare i dipinti della sua fase pre-inglese, con alcune delle sue celebri vedute della città: il portego del secondo piano, infatti, sono dominate da due magnifiche tele del giovane Canaletto, ovvero Il Canal Grande da Palazzo Balbi a Rialto e Rio dei Mendicanti, due capolavori giovanili di due splendide vedute veneziane, in cui l’artista ampliando le dimensioni del Canal Grande vuole esaltare la caratteristica di Venezia come città d’acqua. 

Nel palazzo della Collezione Cini, nel Sestiere Dorsoduro, sono conservati un dipinto della sua fase pre-inglese e due capricci con rovine risalenti alla sua giovinezza. 


Trovarsi dinanzi ad una tela del Canaletto vuol dire potersi immergersi nella meravigliosa Venezia del Settecento, epoca splendente e gloriosa, guardare la città con gli occhi dello straordinario pittore: un'emozione che solo le pennellate del grande artista possono regalarci!