Chioggia, detta “la piccola Venezia”, è una fra le città più belle d’Italia, tra le finaliste per il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2024 e consigliata dal New York Times al primo posto tra i 52 luoghi del pianeta da visitare nel 2022. È una graziosa cittadina di pescatori che nasce su un insieme di isolette collegate da ponti, nell’avamposto più a sud della laguna veneta. È un piccolo mondo conosciuto da pochi, con un’anima forte e il cuore sull’acqua, dove le stagioni sono segnate dal ciclo della natura e non tanto dal calendario. Ma Chioggia è anche una città antica ricca di storia e cultura, allegra e vivace, con i suoi colori e profumi caratteristici, immersa in un territorio la cui identità è inscindibile dal mare. In questo articolo vi accorgerete di come Chioggia sia non solo una delle città italiane da visitare assolutamente, ma la città dei 5 sensi, che qui trovano spazio per esprimersi in ogni momento della quotidianità, tutti insieme. 

Il sapore del mare e della storia

La storia di Chioggia inizia così. Enea e un manipolo di compagni scapparono da Troia ormai distrutta, in cerca di una nuova vita, di nuovi approdi. Fra essi c’era Clodio, che secondo la leggenda sarebbe il mitico fondatore dell’antica Clodia, ovvero Chioggia. Le ricerche archeologiche danno un’altra versione: fanno risalire la nascita della città agli albori del secondo millennio avanti Cristo, quindi essa sarebbe ben più antica di Venezia. Nella sua storia è stata fondamentale per la Serenissima grazie alle sue saline, ed ecco il primo sapore di Chioggia: il gusto del sale. Questo prezioso dono della laguna ha fatto di lei l’antica capitale del sale nel Mediterraneo, una merce di scambio così importante che ancora oggi gli stipendi vengono chiamati “salari”. Il sale è rimasto per molto tempo la principale fonte di sostentamento dell’economia locale finché le ricche saline poco a poco scomparvero; nel settecento una nuova attività, la pesca, portò Chioggia ad essere il mercato ittico più importante dell’alto Adriatico e ad avere una delle marinerie più grandi d’Italia. Pensate che, se la vediamo dall’alto, perfino la “forma urbis” è fatta a spina di pesce con canali e calli, una pianta urbana che incuriosisce e affascina, dove la morfologia del territorio è stata adattata e resa funzionale alla pesca. Anche il pesce qui ha un sapore speciale… e una varietà enorme, fra orate, branzini, sogliole, sarde, alici, frutti di mare di tutti i tipi e poi ancora gamberi, granchi, canocchie, scampi e molto altro ancora. La città celebra il suo prodotto simbolo nella Sagra del Pesce di Chioggia, festa che, da 80 anni, per 10 sere consecutive trasforma il centro in una grande tavolata sotto le stelle dove assaporare il meglio che terra e mare regalano.

I suoni vivaci di un mondo sospeso sull’acqua

Chioggia saluta l’alba con il rumore delle barche dei pescatori che partono alle quattro del mattino per rientrare nel pomeriggio carichi di pesce da portare al mercato. Poi arriva il giorno, il canto dei gabbiani invade l’aria tersa. A Chioggia non esiste un attimo in cui non si senta la vita scorrere per le strade, con la cantilena del dialetto chioggiotto che racconta i momenti della quotidianità mentre gli eleganti palazzi veneziani si specchiano silenziosi sull’acqua. Passeggiando per Corso del Popolo, la via che attraversa il centro storico per 840 metri da nord a sud, si ha l’impressione che qui ogni giorno sia festa. Sembra un unico “gran caffè all’aperto”, abbellito da una serie di portici sul lato di ponente, e nel tratto più a nord si curva un pochino, quel che basta per spezzare le raffiche della Bora che soffia sibilante da nord-est. Forse proprio qui, lungo le calli o nelle piazzette, vi capiterà di imbattervi in prove teatrali delle Baruffe Chioggiotte di Carlo Goldoni, opera che il grande commediografo del Settecento dedicò al carattere focoso degli abitanti.

Ogni giovedì, poi, l’intero Corso si trasforma in un mercato rionale fra i più grandi del Veneto, chiamato in dialetto “el zioba”, ovvero “il giovedì”, appuntamento fisso per ogni turista che voglia godersi questo momento autentico e per la gente del luogo. Dal 1852, a distanza di 164 anni, il mercato è parte integrante della vita di una città che qui si riversa ogni giovedì, e nel vociare delle persone si sente il suono di nomi e cognomi ricorrenti, ma con qualche differenza curiosa.

Chioggia è un caso demografico quasi unico in Italia perché questo piccolo universo sull’acqua è stato a lungo isolato dalla terraferma e così si vennero a creare troppi casi di omonimia. Per distinguere i vari rami di una stessa famiglia la gente del luogo inventò soprannomi - alcuni dei quali piuttosto bizzarri - chiamati “detti”. Dal 2009 lo Stato li ha riconosciuti ufficialmente e inseriti nei documenti d’identità. Alcuni esempi? I Boscolo (i più numerosi) hanno oltre 190 soprannomi e i Tiozzo oltre 50, nati dal contesto sociale, dall’area di provenienza, da tradizioni familiari.  

Tra il canale della Vena e il corso del Popolo, al Mercato del Pesce i "mògnoli" (i pescivendoli) offrono il meglio del pescato in mezzo al calpestio dei passi frettolosi dei clienti in cerca di accaparrarsi prelibatezze e offerte speciali. Questa è una delle più antiche istituzioni della città e qui si vive un’emozione di tempi passati, un’atmosfera briosa dove agli abitanti del posto si mescolano turisti che scattano fotografie e curiosi.

I colori delle barche e della natura selvaggia

Il sole, quando tramonta, sembra amare follemente l’istante in cui si lascia scivolare all’orizzonte, mentre fa capolino tra le maglie delle reti da pesca e tra i pali in legno di qualche costruzione che spunta dall’acqua. Quella grande sfera arancione dipinge il cielo di un colore intenso con mille sfumature calde e la laguna risplende mentre ogni altra cosa perde i suoi colori diventando scura. C’è silenzio. Qualcuno decide di celebrare questo momento magico facendo escursioni in solitaria o feste in barca. Tutto intorno, la laguna, con le sue tonalità dal verde scuro al blu notte, lambisce una natura ancora selvaggia che cela piccoli tesori, come accade nelle barene. Queste terre semi-sommerse sono considerate un microcosmo a sé, con una grande varietà di uccelli e una caratteristica flora che cambia con le stagioni, modificando completamente aspetto e colori. I vari periodi dell’anno sono scanditi da diverse sfumature cromatiche date dal prevalere di una o dell’altra specie vegetale, con tonalità che vanno dal dorato, al rosso, al viola intenso, al verde ceruleo, al giallo. Il risultato è un luogo perfetto per gli amanti delle gite nella natura perché qui sembra essere distanti anni luce dal caos delle metropoli. 

Rivolgendo il nostro sguardo all’acqua, scorgiamo una vela dipinta di rosso mattone e giallo ocra, appuntita come la pinna di uno squalo, che sembra procedere leggera verso il sole: è un Bragozzo. Queste tipiche imbarcazioni clodiensi furono ideate per la pesca a strascico in laguna e successivamente irrobustite per uscire in mare aperto. Il loro aspetto tradizionale si riconosce subito: prua rotonda e poppa tozza, con lo scafo ricoperto da uno strato di pece nera e decorato con immagini religiose per invocare protezione dai pericoli del mare. Sulle loro vele, simboli religiosi ed emblemi caratteristici della famiglia del proprietario servivano per riconoscersi a distanza. Il Bragozzo, però, non è l’unica imbarcazione colorata della città. Chioggia stupisce e affascina anche se ci avventuriamo in una passeggiata lungo i suoi canali, dove barchette dalle tinte vivaci aspettano impazienti la prossima escursione in laguna. C’è un’altra imbarcazione famosa, la Marciliana, così celebre da dare il nome al Palio de La Marciliana. Ogni anno il terzo fine settimana di giugno la città torna indietro nel tempo, nel 1300, per commemorare la Guerra di Chioggia. Vengono allestiti accampamenti, si svolgono danze, simulazioni di combattimenti, nelle calli e in vari luoghi del centro si allestiscono scene di vita quotidiana e si disputa il Palio della balestra. Figuranti in abiti trecenteschi sfilano per il Corso, fra stendardi rossi e bianchi, candide pellicce d’ermellino e tutte le tonalità degli abiti antichi.

La sabbia soffice di una spiaggia infinita

Chioggia e Sottomarina sono unite da un ponte, due mondi così vicini eppure così lontani. La prima vive delle sue tradizioni, la seconda è meta del turismo balneare per eccellenza e durante le vacanze estive attira turisti sia dalle città limitrofe che da vari Paesi europei. Sottomarina sorge a metà tra l’acqua liscia della laguna e quella più vivace e fresca del mare, lì dove le case colorate dei pescatori e le nuance pastello degli hotel lasciano spazio ad un litorale ampio che sembra senza fine. Qui d’estate troverete ogni tipo di attrazione per grandi e piccini, un po’ sulla sabbia soffice che si insinua fra le dita e un po’ fra i locali del centro e del lungomare. Quello di Sottomarina è un arenile ideale per fare lunghe passeggiate, e la sabbia qui ha qualcosa di speciale: è ricchissima di iodio, ha qualità terapeutiche e ci si abbronza come in poche altre parti d’Italia. Camminando a piedi nudi sulla sabbia si può arrivare lì, sui ciclopici, ruvidi massi che formano la diga di Sottomarina. Qui i casoni dei pescatori con le loro reti osservano il mare immobili, come se perfino loro volessero godersi in silenzio uno spettacolo tanto romantico. 

Il profumo di giornate spensierate e della cucina locale

Trasportate dal vento, le fragranze delle creme solari dei bagnanti si mescolano all’odore della salsedine e tutto sembra ancora più intenso sotto i raggi di un sole estivo. La sera, quando gli ombrelloni degli stabilimenti balneari si chiudono e la gente lascia le spiagge, non potete perdervi una passeggiata fra le strade del centro di Chioggia: è il momento in cui i profumi della cucina tipica invadono l’aria. Nelle case e nei numerosi ristorantini di pesce si iniziano a cucinare piatti che qui sono parte di un patrimonio culturale a cui gli abitanti sono legatissimi: le famose “Sarde in saor” (sardine fritte con cipolle bianche di Chioggia cotte in aceto di vino bianco), i “Bigoli in salsa” (pasta lunga con un sugo di acciughe salate), i “Peoci in cassopipa” (cozze cucinate con cipolla e aglio) e così via. La città è molto affezionata ai prodotti del suo mare e della sua terra come il radicchio di Chioggia IGP chiamato la Rosa di Chioggia. Dalla combinazione di questi ingredienti genuini e sinceri la tradizione locale ha creato pietanze dai sapori schietti e decisi, come i suoi abitanti.

Chioggia è più o meno questo, ma in realtà è molto, molto altro ancora. Se dovessimo descriverla con una parola sola vi diremmo che “Chioggia è passione” e qui, questa passione, la potete avvertire davvero ovunque.