Chi visita Venezia non può che notare il rapporto osmotico che la Città e i suoi abitanti vivono con l'elemento acqua. Questa relazione trae le sue origini, oltre che da un'evidente conformazione fisica, anche da una radicata storia che ha fatto di questo luogo una delle potenze navali e mercantili più importanti al mondo. Il continuo andirivieni di mercanti provenienti sia dall'Occidente che dall'Oriente rendeva il canali della città particolarmente animosi e affollati.

Ai tempi della Serenissima, per ospitare questa grande quantità di stranieri, furono costruiti degli edifici che assumevano la doppia funzione di deposito per le merci e di albergo. Ognuna di queste strutture fu assegnata ad una specifica comunità per poter garantire un maggior controllo e sicurezza, prevenendo eventuali disordini sociali legati alle differenze culturali che le connotavano.

In questi edifici, che vennero chiamati fondachi dal termine arabo funduq (casa-magazzino), vi erano diverse regole che gli stranieri dovevano assolutamente rispettare, e tra queste vi erano sicuramente le seguenti disposizioni: “niente armi, niente giochi, niente prostitute. Per il resto liberi di commerciare".

Come dicevamo prima, ogni fondaco era assegnato ad una comunità e le principali a Venezia erano quella dei turchi, quella dei tedeschi e dei greci.

Con questo articolo vorrei portarvi al Fondaco dei Tedeschi.

Venite con me!

Il Fondaco dei Tedeschi: la storia

Edificio posto in una posizione strategica su Canal Grande, accanto al Ponte di Rialto, cuore pulsante delle attività commerciali della Serenissima, il Fondaco dei Tedeschi è tutt'oggi testimonianza della centralità che la comunità germanica aveva per la Repubblica. In effetti, tra le comunità era la più numerosa e comprendeva non solo tedeschi, come saremmo portati a pensare dal nome, ma tutti i commercianti provenienti dal Nord Europa e tutti coloro i quali parlassero la lingua tedesca.

La sua fondazione risale al 1228 e fu progettato in modo tale da permettere di depositare le merci e di commerciare al piano terra e di alloggiare e mangiare ai piani superiori dove erano comprese circa 200 stanze. Gli ospiti potevano, inoltre, espletare le loro funzioni religiose nella Chiesa di San Bartolomeo, situata a poca distanza.

Nonostante la sua principale funzione commerciale, il Fondaco dei Tedeschi (Fontego per noi veneziani) fu teatro di diverse processioni del clero di San Bartolomeo, appunto, nella notte della Vigilia di Natale e nell'ultimo giorno dell'anno, nonchè, tra il 1500 e i 1600, di grandi feste nei giorni che precedevano l'inizio del carnevale.

Nella notte fra il 27 e il 28 gennaio del 1505 un incendio devastò totalmente il Palazzo che, per volere dell'allora doge Loredan, venne velocemente ricostruito, pensate, in soli tre anni! L'attribuzione dell'ideazione del nuovo progetto è stata oggetto di diversi studi che inizialmente lo volevano opera di Pietro Lomabardo. Tuttavia oggi, a seguito del reperimento di nuove informazioni, possiamo dire che con molte probabilità l'opera sia stata realizzata su progetto di Giorgio Spavento e dello Scarpagnino che si avvalsero anche della consulenza di Girolamo Tedesco.

A rendere il nuovo fondaco più imponente e rappresentativo di prima vi erano gli affreschi di due grandi artisti dell'epoca: Giorgione e Tiziano i quali affrescarono rispettivamente la facciata prospiciente il Canal Grande e le facciate laterali e dovevano rappresentare, per volere della committenza, con figure allegoriche la grandezza e la potenza della Repubblica in un momento che vedeva quest'ultima impegnata nella guerra contro Massimiliano I d'Asburgo, il quale rivendicava la propria sovranità in Veneto e in Lombardia.

Purtroppo, molti di questi affreschi sono andati perduti. Possiamo, però, avere il privilegio di ammirare La Nuda di Giorgione e La Giustizia di Tiziano.

Una curiosità: pare che tra i due artisti non corresse buon sangue proprio a causa dell' opera di Tiziano! Le cronache dell'epoca dicono che l'affresco in questione fosse eseguito in maniera talmente magistrale da sembrare opera del Maestro Giorgione, il quale non gradì molto questa comparazione. 

Nel 1797, con la caduta della Repubblica Serenissima e l'arrivo di Napoleone, il Fondaco dei Tedeschi, come tutti gli altri, fu soppresso. 

Fu successivamente utilizzato come sede delle Dogane e nel 1937, durante il regime fascista, fu ceduto a Poste Italiane che, dopo un importante intervento di restauro, lo trasformarono nella sede delle Poste Centrali

Un posto decisamente affascinate e sontuoso dove pagare le bollette, no? Fare la fila era solo un piacere!

Il T-Fondaco dei Tedeschi: il palazzo oggi

Nel 2008 il gruppo Benetton acquistò dal Comune il Fondaco per ben 53 milioni di euro e lo cede in affitto al gruppo di lusso LVMH che investì un'ingente somma di capitali pari a 40 milioni di euro per un nuovo intervento di recupero del palazzo, che giaceva da tanti anni, troppi, in uno spiacevole e crudele stato di abbandono. Per l'opera di restauro fu scelto lo studio OMA dell'archistar olandese Rem Koolhaas, con la collaborazione di Ippolito Pestelli Laparelli e Silvia Sandor.

Ma che funzione dare ad un edificio così imponente che portava il peso di un glorioso passato? la scelta ricadde su un "ritorno alle origini", con una destinazione commerciale capace di dialogare con il mondo contemporaneo, utilizzando un linguaggio che fosse veneziano ma anche internazionale: nasceva così il T-Fondaco dei Tedeschi, dove T sta per travel (viaggio), un immenso grande magazzino di lusso dedicato ai veneziani e alla loro tradizionale artigianalità, al Mady in Italy e alla clientela internazionale che quotidianamente affolla la città.

Come sempre accade a Venezia, l'inserimento di un elemento nuovo e moderno in un tessuto così strutturato crea sempre un sisma i cui effetti si propagano come onde per un tempo assai lungo. L'idea della funzione, solo apparentemente avulsa all'ambiente veneziano, l'ipotesi di un restauro che adattasse l'antico edificio a contemporanee esigenze, creò malumori e polemiche, un fiume inarrestabile di parole e inchiostro. Ma era meglio lasciar divorare il palazzo dal degrado e dall'incuria??

Il risultato del restauro da parte dell'architetto Koolhaas è un palazzo equilibrato che da un lato ha saputo conservare le sue radici e la sua struttura, senza troppi stravolgimenti di sorta, e dall'altro è riuscito ad indossare lo splendido abito della modernità.

Visto, antico e presente possono dialogare magnificamente se messi in mani sapienti!

Ma vediamo il palazzo: al momento del restauro questo si presentava con un impianto planimetrico piuttosto regolare, con la facciata principale che da sul Canal Grande semplice e senza fronzoli, allietata solo dalle 5 arcate del piano terra che invitano all'ingresso. All'interno i 3 piani costituiti da splendide logge si avvolgono intorno ad un ampio cortile al centro del quale trionfa una vera da pozzo.

Oggi è ancora così!

Per quanto riguarda la parte esterna dell'edificio, la struttura originaria resta del tutto invariata per ovvi motivi di conservazione del monumento storico. L'elemento innovativo che possiamo riscontrare è l'utilizzo dell'ottone per i serramenti: questa scelta è stata dettata da esigenze conservative e dalla caratteristica di questo materiale ad imbrunire con l'ossidazione, donando un aspetto decisamente armonioso con l'intero edificio.

La facciata principale su Canal Grande è ancora oggi composta dal portico del pian terreno con le sue cinque arcate a tutto sesto. Il secondo livello è scandito, invece, dall'alternanza di piccole bifore e monofore che trovano a loro volta una corrispondenza simmetrica con le finestre di forma quadrata presenti sui due livelli superiori. Della struttura originaria mancano, a causa di precedenti interventi, le due torri poste ai lati della facciata. Il tetto, infine, è impreziosito da una splendida merlatura, che vuole donare slancio all'intero edificio.

La parte interna è quella che ha subito maggiori modifiche, modifiche che hanno seguito lo scopo preciso di rendere il Fondaco dei Tedeschi il più possibile fruibile da un'utenza contemporanea, mantenendo comunque un file rouge con la struttura originaria. Una sfida molto ambiziosa che ha suscitato le maggiori perplessità e polemiche.

Ma qual è stato il pensiero che lo studio OMA ha seguito nella trasformazione dell'edificio in un centro commerciale di lusso?

Innanzitutto, si è proceduto con un alleggerimento dello spazio attraverso l'eliminazione di alcune pareti e di una parte di solai che ha consentito l'inserimento di un ascensore per il collegamento verticale. Questo ha permesso di far tornare alla luce elementi strutturali e decorativi antichi che hanno contribuito a donare all'edificio una ritrovata autenticità: le pareti interne degli ascensori sono in vetro e consentono di poter vedere da vicino l'antica muratura. Alcune delle nuove aperture sono state pensate e studiate secondo forme moderne, creando così un suggestivo gioco tra antico e moderno, con l'intento di creare punti di vista sempre differenti. La pavimentazione della corte interna, che originariamente era in cotto, è stata sostituita da una nuova in pietra d’Istria e marmo rosso con un motivo geometrico che le conferisce dinamicità e modernità: un chiaro ricamo alle pregiate pavimentazioni che impreziosivano i palazzi della Serenissima. La vera da pozzo è stata spostata dalla sua posizione centrale originaria ai lati della corte. Elementi innovativi li troviamo, inoltre, nell'utilizzo nelle gallerie superiori, le cui pareti di fondo sono state interessate da tagli a forma semi-ellittica che aprono a nuove prospettive e vedute.

L'intero impianto viene reso meno statico attraverso l'intersecarsi di scale mobili contraddistinte da un acceso rosso e da un rivestimento esterno in legno, che si pongono in contrapposizione con i materiali di rivestimento delle pareti che traggono spunto dal tradizionale palazzo veneziano, creando così un particolarissimo effetto di contrasto. L'inserimento di queste scale, l'elemento in assoluto più discusso dell'intero intervento, non hanno solo una funzione pratica di collegamento, ma sono state pensate dall'architetto come un mezzo da cui poter godere da diversi punti di vista della splendida architettura di insieme.

Infine, l'ultimo intervento ha interessato il livello di chiusura: un tetto composto da acciaio e vetro ha sostituito l'originario lucernario ed è stato sollevato di circa 1 metro e mezzo consentendo così la nascita di un quarto livello, la cui pavimentazione in vetro e acciaio è "sospesa" sulla corte centrale. Nasce così un nuovo "padiglione di vetro", omaggio all'artigianalità di Murano, a cui è stata attribuita una funzione culturale in cui vedono luce mostre ed eventi. Da questo padiglione, si può accedere a quello che è l'elemento in assoluto innovativo di questo nuovo Fondaco: la Terrazza Panoramica a 360° da cui si può godere di una vista mozzafiato di tutta Venezia, omaggio alle altane che svettano sui tetti delle sue abitazioni. 

Il T-Fondaco dei Tedeschi, nato tra mille polemiche pareva dover essere uno straniero in Laguna, e invece è un trionfo della venezianità e del Mady in Italy, frequentato da cittadini e stranieri e in cui hanno trovato lavoro circa 500 giovani veneziani e veneti.

Possiamo dire che si tratta di un intervento ben riuscito!

Cemento, legno, acciaio, mura grezze si alternano in tutta la struttura rendendola un'esperienza unica, quasi tattile, che permette di vivere simultaneamente il passato ed il presente.


Info utili per la visita

Il T-Fondaco dei Tedeschi è Calle del Fontego dei Tedeschi, Ponte di Rialto.

Aperto tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:00

La struttura ha libero accesso, indipendentemente se si voglia fare shopping o oppure no. L'accesso alla terrazza panoramica è invece regolamentato da un sevizio di prenotazione online obbligatorio.