La Chiesa di San Simeon Grande: la storia
La chiesa di San Simeon Profeta, più comunemente conosciuta come San Simeon Grande, è tra i monumenti più importanti del sestiere veneziano di Santa Croce, tra gli imperdibili del vostro tour a Venezia. La denominazione Grande, la differenzia dalla chiesa di San Simeon Piccolo, che prima degli importanti lavori di ampliamento dello Scalfarotto, era di minori dimensioni rispetto alla prima: ma attualmente a risultare piuttosto piccina, anche rispetto agli edifici circostanti.
La storia di San Simeon Grande iniziò nel 967, quando le famiglie dei Ghisi, degli Adoldi e dei Briosi ne costruirono il primitivo nucleo. Si trattava di una chiesetta molto umile, edificata molto probabilmente in legno e in paglia, materiali che ben si adattavano alla zona dove fu costruita, all'epoca prevalentemente rurale. Purtroppo un rovinoso incendio distrusse la fragile costruzione e si decise, attorno al 1150, di iniziare un nuovo edificio, questa volta in solida pietra, e di elevare a dignità parrocchiale la chiesa. L'intestazione a San Simeone Profeta deriva, secondo una tradizione abbastanza consolidata avallata anche dall'erudito ottocentesco Antonio Quadri, dalla presenza in chiesa del corpo del santo. Un primato religioso che a lungo è stato conteso con la città di Zara, ma che sembra trovare conferma nella presenza della celebre statua di San Simeone di Marco Romano di cui parleremo più estesamente in seguito.
Nei secoli successivi l'edificio subì più di un intervento di ristrutturazione: nel XVII secolo, ad esempio, il pavimento originale fu sostituito da un'altra copertura posta a quota più elevata, forse, secondo un'antica tradizione, per rimediare all'incauta sepoltura di un parrocchiano ammalatosi di peste.
Nel XVIII secolo, invece, furono avviati i lavori di rifacimento progettati dall'architetto Domenico Margutti che rivoluzionarono l'aspetto della chiesa. Ma la morte del Margutti, sopraggiunta nel 1721, passò il testimone dei lavori a Giorgio Massari che si occupò anche di ultimare la facciata, a sua volta totalmente modificata dai lavori di restauro del 1861.
L'interno della Chiesa di San Simeon Grande: il piccolo gioiello
La Chiesa di San Simeon Grande si eleva con la sua facciata bianca in un piccolo Campiello, a pochi passi dal Ponte degli Scalzi. di chiaro stampo classico, la struttura si presenta con linee architettoniche piuttosto semplici, con due alte colonne a capitello corinzio che sostengono il timpano triangolare posto a chiusura. Due semi-timpani arcuati più bassi, posti ai lati, si lasciano intendere quella che è la gerarchia dello spazio interno, suddiviso in tre navate. L'interno è poco scenografico, presentandosi con superfici del tutto bianche, interrotte soltanto da sete rosse che rivestono i pilastri delle navate.
La vostra visita all'interno della piccola chiesa non può assolutamente prescindere da una lunga e approfondita contemplazione della statua del San Simeon giacente di Marco Romano di cui già si accennava in precedenza. Collocata in una delle cappelle mancine dell'impianto basilicale, la scultura fu commissionata all'artista dai vescovi di Castello, Caorle, Torcello e Jesolo e dal pievano della chiesa Bartolomeo Ravachaulo nel 1317 "per vegliare" le sacre spoglie del santo, traslate a Venezia da Costantinopoli da Andrea Baldovino e Aldo Drusento o Drusiaco nel 1203. Le complesse vicende della traslazione della sacra reliquia e della commissione dell'opera sono descritte nella lapide posta alle spalle della statua giacente. Un racconto dove s'intrecciano i destini dello scultore e del santo, ma anche una rivendicazione di autorialità del Romano, per quei tempi molto rara, che orgogliosamente fece scrivere alla fine dell'epigrafe: celavit marcus opus hoc insigne romanus. Laudibus non parcus: est sua digna manus” (Marco Romano scolpì questo insigne lavoro, la sua mano è degna di non piccole lodi).
Dal punto di vista stilistico la statua è un autentico capolavoro di realismo gotico: in particolar modo è sorprendente il volto del santo, trattato nei minimi particolari. La scultura, elegantemente adagiata sul sarcofago dove sono custodite le sacre reliquie di San Simeone, è l'ideale antesignana del celebre Cristo Velato che Giuseppe Sanmartino scolpirà per la napoletana Cappella Sansevero qualche secolo più avanti.
Ma cos'altro c'è da vedere nella chiesa di San Simeon? Almeno altre due opere sono assolutamente da non perdere: la prima, è una delle tante versioni dell'Ultima Cena realizzate dal grande Tintoretto, conservata nella navata sinistra. Un'opera recentemente restaurata, e che l'artista realizzò grazie all'aiuto della propria bottega. La seconda è una splendida Presentazione al Tempio realizzata da Jacopo Palma il Giovane, arricchita dai ritratti dei committenti, nel rispetto di una consolidata tradizione di epoca moderna.
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