Poveglia: un’isola maledetta di cui nessuno si prende cura

Poveglia è un’isola a sud di Venezia, situata di fronte a Malamocco, quartiere meridionale del Lido. Prima di assumere la denominazione attuale, Poveglia viene nominata nelle antiche mappe come Poveggia o anche Popilia, probabile riferimento ai pioppi che ospitava o alla vicina Via Popilia-Annia, una strada costruita su commissione del console romano Publio Popilio Lenate. Comunemente indicata come un’isola, Poveglia in realtà si presenta come un gruppo di tre isole, di cui una artificiale: l’isola maggiore, ovvero quella centrale, ha ospitato la maggior parte degli edifici nel corso dei secoli e si collega con quella minore situata alle sue spalle tramite un ponte, mentre l’isolotto artificiale, denominato ottagono per la sua forma, è stato realizzato nel 1380 a scopo difensivo. L’isola è stata argomento di numerose speculazioni e miti, derivanti non solo dall’abbandono della stessa, ma anche dalle storie misteriose sulle strutture che nel corso degli anni ha ospitato.

Storia di Poveglia: la nascita e la crescita di un’isola fiorente fino all’abbandono

La storia di Poveglia inizia nella prima metà del VI, quando accolse i suoi primi abitanti fuggiti dagli invasori barbari in seguito alle devastazioni che portavano con loro e alle distruzioni delle città dell’entroterra. Per anni, in seguito alla partecipazione della resistenza di Malamocco (chiamata Metamauco a quei tempi) che fu assediata dai Franchi tra l’809 e l’810, questa piccola comunità ha vissuto in pace ed ha evitato le leggi e le tasse del continente. Con il trascorrere del tempo, divenne un centro florido, sia economicamente che demograficamente: le famiglie locali si occupavano della pesca e della salinatura e, data la sua posizione all’interno della Laguna, dal punto di vista commerciale poteva avere ottimi rapporti con la vicina Pellestrina. Il calo demografico si avvertì verso la fine del XIV secolo, in seguito alla Guerra di Chioggia che determinò l’evacuamento della popolazione verso Venezia: nonostante la fortificazione ottagonale costruita a difesa dell’isola, fu ugualmente occupata e devastata. La Serenissima si interessò più volte nel corso degli anni seguenti al recupero dell’isola, ma solamente nel XVIII secolo si decise di utilizzarla come stazione per il rimessaggio, come luogo di sosta delle imbarcazioni e per l'immagazzinamento di attrezzature di bordo; fino a quando, nel 1782, le strutture si orientarono verso fini sanitari, oltre che di controllo merci: l’isola quindi si comportava da lazzaretto, ospitando equipaggi di malati di peste data l’impossibilità in quegli anni di essere ospitati al Lazzaretto Nuovo e Lazzaretto Vecchio. Ricoprì la funzione di stazione per la quarantena marittima per tutto il XIX secolo, aprendo anche reparti psichiatrici e geriatrici operativi fino al secondo dopoguerra, momento nel quale l’isola fu assegnata al Demanio.

I tentativi di rinascita

Mentre gli edifici deterioravano progressivamente, l’isola è sempre stata oggetto di progetti di recupero che, purtroppo, non sono mai stati attuati. La cura terrena dell’isola fu affidata ad un agricoltore, ma dopo la cessazione della suo servizio la vegetazione ha preso il sopravvento. Nel 1997 il Centro Turistico Studentesco e Giovanile, associazione italiana attiva che ha operato fino al 2017, presentò un progetto per la realizzazione di un ostello della gioventù: in merito a questa proposta, nel 1999 Poveglia fu riconsegnata al Demanio, in seguito ad un periodo nel quale era in vendita ai privati, ma il progetto non fu mai attuato. Nel quindicennio successivo l’isola fu rimessa di nuovo in vendita, con l’intento e la speranza di far sì che venga recuperata per fini turistici, ma nonostante alcune proposte di acquisto, l’isola non ha mai trovato un padrone.

I miti e le leggende di un’isola Lagunare che ancora non ha conosciuto ripresa

Sono molte le storie d’orrore che si raccontano sull’isola, incrementate anche dall’incursione di parapsicologi e cacciatori di fantasmi di una nota serie televisiva statunitense, senza chiaramente nessuna base per definirle veritiere. Si narra che in seguito alla peste nera, migliaia di persone sono state bruciate per impedire il contagio e sepolte nel luogo: per questa ragione si vocifera che il terreno sia costituito per il 50% di ceneri umane. Altra leggenda riguarda il suicidio del direttore dell’ospedale psichiatrico, definito come un “sadico medico”, che, costretto dagli spiriti, si diresse sulla torre dell’orologio per gettarsi giù. Un’infermiera che aveva assistito all’accaduto raccontò che non morì con l’impatto sul suolo, ma soffocato da una strana “nebbia” che si era propagata dal terreno fin dentro il suo corpo, lasciandolo esanime. Le storie su Poveglia provengono dalla funzione del luogo nel quale le persone, una volta approdate, erano solo in attesa di morire. Ad aumentare la fama dell’isola, c’è il sospetto, non confermato, che la casa di riposo per anziani convalescenti costruita nel 1922 fosse in realtà utilizzata come manicomio.

Ciò che resta di Poveglia: i luoghi da visitare

La vegetazione e gli edifici pericolanti non rendono la visita a Poveglia piacevole se non per appassionati escursionisti e per coloro che vogliono scoprire un luogo ricco di misteri nascosti dal tempo e dalla natura. Dell’antica Pieve di San Vitale resta il solo campanile, che fu risparmiato dagli assedi per la funzione di faro che aveva. Il campanile, l’edifico più alto dell’isola, presenta un orologio nella parte superiore: risalente al 1745 e oggi privo di lancette, fu realizzato da Bartolomeo Ferracina. Poveglia possedeva una chiesa, che conservava un crocifisso in gesso e stucco ritenuto miracoloso risalente al XV secolo: oggi, fortunatamente, si trova nella parrocchiale di Malamocco. Differente è stato il destino di altre opere, come il Cristo condotto al Calvario di Giulia Lama, e il Miracolo del Crocifisso di Giovanni Battista Piazzetta, che sono andate perdute. L’isola è abbandonata da anni, per cui in certi punti il passaggio è ostruito o occupato da una vegetazione cresciuta senza sosta. Gli edifici sono pericolanti e gli interni spesso bui, quindi portarsi una torcia durante la visita è consigliato. È possibile visitare diversi edifici, pur se non integralmente, come l’ospedale, le prigioni, la chiesa ed il reparto psichiatria. Partendo dall’ospedale che include il reparto psichiatrico, il piano terra è visitabile quasi interamente nonostante le macerie: le stanze sono pressoché vuote e buie per colpa delle finestre sbarrate. Le scale sono distrutte, ma è possibile salire con molta attenzione aggrappandosi al corrimano. Il primo piano si presenta anch’esso vuoto, ma molto più pericoloso dati i crolli del pavimento. Accanto all’edifico principale, attraversando le cucine, si accede alla suggestiva Torre Campanaria, sulla quale non è possibile salire. Lasciando l’edificio e inoltrandosi nella vegetazione, si riesce a scorgere un sentiero, che costeggia una piccola casa completamente crollata all’interno. Percorrendo tutto il sentiero si raggiunge la chiesetta, della quale è rimasto ben poco, ed un ponte in legno che porta sull’altro lato dell’isola, completamente priva di edifici. Diverse fonti indicano Poveglia come luogo di sepoltura del pittore Giorgione, mentre altre indicano l’isola del Lazzaretto Nuovo: non esiste quindi certezza sul reale luogo.

Poveglia, una decadenza carica di fascino. Per appassionati.


Come arrivare a Poveglia

L’isola, essendo piena di ruderi, è chiusa al pubblico ed è quasi impossibile riuscire ad accedervi. Solo con particolari autorizzazioni da richiedere anticipatamente al comune di Venezia è possibile visitarla. In alternativa, qualora vi trovaste già sul luogo e decideste di sperimentare un tour personale dall’atmosfera cupa e misteriosa, potreste rivolgervi a delle imbarcazioni private: il costo è elevato e occorre portarsi un pasto da asporto e dell’acqua siccome l’isola, essendo disabitata, non ospita nessun tipo di servizio.