Ogni anno, nel mese di Novembre, i veneziani sono soliti recarsi in pellegrinaggio in una delle più belle Chiese della Città: Santa Maria della Salute.

La ricorrenza è la festa della Madonna della Salute, testimonianza dello stretto rapporto tra Venezia e sentimento religioso che, in questo caso più che mai, è vissuto in modo molto intimo, oserei dire quasi viscerale e, non a caso, è un evento non molto conosciuto e sperimentato dai turisti.

Ma qual è la sua origine?

Continuate a leggere il mio articolo e ve lo spiegherò!

Le origini della festa: dalla peste alla salute

1630, la peste bubbonica, detta anche manzoniana perché ampiamente descritta ne I Promessi Sposi, ha una grandissima diffusione nel Nord Europa toccando Svizzera, Francia e, infine, Valtellina e Lombardia.

Già a quell'epoca, la città di Venezia faceva normalmente uso della quarantena per tutti coloro i quali, partendo da quelle che oggi chiameremmo “zone rosse”, arrivavano in città.
Di norma, a questa regola non sfuggiva nessuno. Così chi era da considerarsi a rischio doveva trascorrere i suoi quaranta giorni di isolamento o nei lazzaretti della città, oppure, per i mercanti, direttamente sulle navi. Ma, ad ogni regola c'è sempre un'eccezione che, in questo caso, è rappresentata dal marchese De Strigis, ambasciatore del duca di Mantova: a questi fu concesso, in via del tutto eccezionale, di trascorrere la sua quarantena sull'isola di San Clemente. Il Senato, per garantirne però un maggior isolamento, decise di far costruire una palizzata da un falegname il quale, entrando in contatto con il diplomatico, fu da lui contagiato, dando così inizio alla terribile diffusione dell'epidemia che nel giro di soli tre mesi causò la morte di circa 46 mila persone su una popolazione di circa 142 mila. Chi poté cercò rifugio lontano dalla città, ma tutti quelli che dovevano curare i propri affari dovevano per forza di cose restare a Venezia. In effetti, nonostante la grande diffusione della peste, la Serenissima decise di non fermare il commercio per non indebolire l'economia, basata moltissimo sugli scambi tra nazioni diverse.
Fu nel pieno dell'emergenza sanitaria che il Senato decise di fare un voto alla Madonna della Salute per chiederle la grazia di mettere fine a questa infausta pestilenza. Ciò si tradusse nella decisione di erigere una magnifica basilica, destinata ad affascinare milioni di persone e ad istituire la festa in onore della Vergine.

L'ex voto del Senato e il progetto di Baldassarre Longhena

Presa la decisione di costruire la chiesa, la prima questione da risolvere riguardava la scelta dell'architetto a cui affidare la progettazione della struttura. Fu bandito così un concorso che premiò l'allora trentatreenne Baldassarre Longhena il quale spiegò il suo progetto al Senato con le seguenti parole:

"Ho formato una chiesa in forma di rotonda opera d'invenzione nova, et non mai fabbricata ninna a Venetia opera molto degna et desiderata da molti (...) che Dio Benedetto m'ha prestato di farla in forma rotonda essendo in forma di Corona per esser dedicata a essa Vergine."

Un ruolo sicuramente decisivo nella progettazione della basilica lo ebbe la sua profonda conoscenza di Scamozzi, di cui fu allievo, e dell'architettura di Palladio.

In effetti, Palladio aveva provato ad erigere nella splendida città lagunare una chiesa rotonda, ma senza mai riuscire nel suo intento. Con molta probabilità, Longhena fece sua questa sfida, questa volta creando una delle strutture architettoniche più belle ed ammirate al mondo.

Scelto l'architetto, restava un'ultima questione da risolvere: dove costruirla?

In un primo momento, il senatore Gerolamo Soranzo aveva proposto l'area più estrema di Punta della Dogana. Certo, questa posizione avrebbe espresso perfettamente la valenza simbolica che la Serenissima attribuiva alla costruzione, ma poneva non pochi problemi legati all'urbanistica in generale, e avrebbe comportato lo spostamento della dogana stessa.

La scelta del luogo fu però molto vicina alla prima proposta e la basilica fu edificata in un area leggermente più indietro rispetto alla Punta della Dogana, nel Sestiere di Dorsoduro, location di grande prestigio e visibilità, che avrebbe cambiato per sempre lo skyline della città.

La prima pietra fu posta il 25 Marzo del 1631. Data, questa, non casuale e ricca di simbolismo, dal momento che corrisponde alla mitica fondazione di Venezia del 142.

La Basilica di Santa Maria della Salute: una costruzione ardita e maestosa

L'edificio, a cui si accede da una maestosa scalinata composta da quindici gradini che simboleggiano i misteri del rosario, nonché la gradinata del tempio di Salomone, si presenta ai nostri occhi con un corpo principale di forma ottagonale, sormontato da una grande cupola semisferica e circondato da sei cappelle: si tratta di un capolavoro di barocco puro, che domina quel punto della città in tutta la sua maestosità. La facciata principale, prospiciente il Canal Grande, è costituita da tre ingressi, il più grande, quello centrale, e due più piccoli laterali arretrati rispetto al primo, quasi nascosti. L’ingresso principale è maestoso come un arco di trionfo: l’alto portone centrale è sormontato da un arco e affiancato da nicchie laterali che si dividono in due ordini e che contengono al loro interno le figure dei quattro Evangelisti. In corrispondenza dell'arco principale, vi è posto un timpano di ispirazione classica che porta al suo interno un oculo con una stella ad otto punte, detto Stella Maris. Alla sua sommità, a completamento, vi sono poste statue di Santi e, in posizione centrale, della Madonna col Bambino.

A rendere ancora più particolare il maestoso edificio è la presenza di ben due campanili perfettamente simmetrici rispetto ai lati dell'abside. Ma gli elementi che colpiscono maggiormente sono i contrafforti a forma di spirale che abbracciano il tamburo superiore di forma ottagonale e che donano alla massiccia struttura un maggiore slancio e movimento, mettendo ulteriormente in risalto la monumentale cupola. Al di sopra di questa è posta la lanterna, una struttura alta con alla base una balaustra a colonnine dalla quale si elevano otto obelischi che stanno a simboleggiare le punte di una corona. Chiude la struttura una piccola cupola sulla cui sommità vi è la statua di Maria con in mano un bastone che domina e protegge la Laguna e la città: in genere questo elemento era attribuito ai comandanti delle flotte veneziane e mostra la volontà del Senato di mettere nelle mani della Vergine le sorti della città.

Nota: la difficoltà di costruire una cupola di così grandi dimensioni su una base ottagonale con un suolo molto poco stabile come quello di Venezia fu superata dal grande architetto grazie ad una serie di accorgimenti tra i quali, appunto, l'inserimento di questi contrafforti. Ma la grandiosità del progetto è visibile dalla capacità di Longhena a rendere questi elementi portanti anche altamente decorativi, coniugando estetica e funzione in modo magistrale, che hanno fatto di queste spirali uno dei simboli più caratterizzanti di tutta la città. Altri accorgimenti riguardarono, invece, l'utilizzo di pilastri stretti e mura molto sottili e la costruzione della cupola stessa con un intradosso in muratura e un intradosso leggero fatto in legno. Anche le fondamenta furono rafforzate con l'utilizzo di un numero di pali, perlopiù in larice, considerevole: circa un milione! Al di sopra di questi pali, poi, venne eretto un basamento in laterzio che doveva costituire le fondamenta del piano di calpestio dell'edificio. Il risultato? Uno degli edifici di Venezia che non ha mai subito cedimenti!

L’interno della Basilica

Entrando dall'ingresso principale siamo accolti dal vano centrale ottagonale circondato da otto pilastri che reggono la cupola maggiore. La scelta del numero otto non è casuale, ma rappresenta la rinascita e la congiunzione tra terra e Cielo, tra le preghiere dei veneziani e le divinità. In alto, ad adornare il tamburo della cupola ritroviamo ancora una volta il richiamo al numero otto nelle statue di legno che rappresentano i profeti Daniele e Baruch, Isaia e Simeone, Davide ed Ezechiele, Osea e Germania, come anche nelle sedici finestre centinate (8+8).
Ai lati della rotonda sono collocati sei altari caratterizzati dallo stesso stile architettonico. Cinque di essi sono stati dedicati ad altrettanti episodio della vita della Vergine, ossia la Natività, la presentazione al Tempio, l'Annunciazione, la discesa dello Spirito Santo e l'Assunzione nel regno dei cieli. Il sesto altare rappresenta, invece, Sant'Antonio da Padova.

Più avanti, si arriva ad un vano minore, il presbiterio, dove è collocato l'altare Maggiore. Le pareti di quest'area sono caratterizzate da un intervallarsi di lesene e paraste tra le quali si inseriscono coppie di statue rappresenti Santi. Anche in questo caso, il numero di statue è un doppio otto, ovvero sedici statue.

L'altare, opera del grande scultore fiammingo Just Le Court, è composto da un trittico di statue: al centro vi è la Madonna della Salute con in braccio il Bambino, a sinistra una fanciulla piuttosto giovane che rappresenta Venezia nell’atto di implorare la Vergine di liberarla dalla peste, e a destra la statua di una brutta donna anziana che simboleggia la peste che scappa al cospetto del potere divino.
Nella parte sottostante, a sinistra, è raffigurato San Marco mentre sull'estremità di destra San Lorenzo Giustiniani. Al centro della composizione è collocata l'icona della Madonna di San Tito, altrimenti detta Mesopanditessa.
La tela, portata a Venezia dal Doge Francesco Morosini, proveniva dall'isola di Candia ed era stata donata alla Città come una sorta di risarcimento da parte dei turchi che avevano vinto l'omonima guerra. L'icona sacra fu così salvata e venne collocata nella Chiesa della Salute nel 1670. Da quel momento in poi diventerà la Madonna della Salute.

Di notevole bellezza è anche la pavimentazione: marmo nero, bianco, giallo di Siena e rosso di Verona sono utilizzati da Longhena per creare effetti grafici che convergono tutti verso il centro del corpo principale dove è collocato, esattamente sotto allo splendido lampadario seicentesco, uno degli elementi simbolo della struttura, un disco nero che riporta un'iscrizione in latino che recita Unde origo, inde salus” ovvero “Dov'è l'origine, è la salvezza”. La frase sta ad indicare che così come la città di Venezia è stata creata dalla Vergine, allo stesso modo sarà da essa liberata dalla peste. Normalmente interdetta dal passaggio con l'ausilio di corde rosse questa iscrizione viene ad assumere un ruolo centrale nella festa della Salute durante la quale i fedeli vi strofinano i piedi, convinti del suo influsso benefico.

Dietro all'altare sono presenti statue di Santi protettori dalla peste e il coro, scultura in legno realizzata con molte probabilità dallo stesso Longhena, al di sopra del quale è posto l'organo costruito da Francesco Dacci.

Infine, la sacrestia in cui è possibile ammirare opere d'arte di Tiziano, Tintoretto e altri autori minori.


La Basilica della Salute nell’arte moderna

La Basilica della Salute è stata tra i soggetti più amati dagli artisti di tutti i secoli. Il primo dipinto fu eseguito nel 1706 dall’olandese Kaspar van Wittel, padre dell' architetto Luigi Vanvitelli, il cui cognome venne italianizzato.
Altri artisti furono Canaletto, con il suo stile inconfondibile:
Francesco Guardi, con le sue vedute un po' inquiete:
Nell'Ottocento ritroviamo le opere di William Turner, che riusciva a rendere Santa Maria della Salute ancora più evocativa attraverso l'uso di sapienti sfocature che creavano un'atmosfera unica:
Nel Novecento, invece, spiccano nomi come Claude Monet, che riprende questo meraviglioso complesso nelle diverse ore del giorno per catturane le variazioni cromatiche:
Infine, vorrei ricordare i lavori di Paul Signac che riprende la veduta attraverso la tecnica del Pontillisme:
Non mancano, infine, versioni surrealiste, pop e metafisiche:

La Festa della Madonna della Salute 2020: il rinnovo di un voto

La Festa Madonna della Salute, tradizionalmente svolta ogni 21 Novembre, ha sempre rappresentato un momento molto importante nella vita dei cittadini che non hanno mai abbandonato questa ricorrenza. Probabilmente, quest'anno la festa verrà rivestita di ulteriore importanza proprio in virtù della particolare situazione sanitaria che il mondo intero sta attraversando. In un certo senso le parole di Albert Camus che descrivevano il sentire all'epoca della peste risuonano oggi ancora carichi di valore:

La peste aveva ricoperto ogni cosa: non vi erano più destini individuali, ma una storia collettiva, la peste, e dei sentimenti condivisi da tutti.

Ed è proprio nel tentativo di esorcizzare questo nuovo nemico che la Città di Venezia, seppur con le dovute precauzioni, ha deciso di rendere grazie alla Madonna della Salute anche quest'anno.

Vediamo più in dettaglio come sarà la festa in questo 2020.

Il tradizionale ponte votivo, che di solito collega le due sponde del Canal Grande, non verrà installato. Non saranno presenti neanche i tradizionali mercatini dove di solito noi veneziani amiamo fermarci ad acquistare i dolci tipici di questa festa ed il piatto tradizionale: la castradina. Al fine di garantire un flusso di persone regolare e quanto più possibile distanziato è stato ideato un percorso ben preciso che connoterà i festeggiamenti. In tal senso, l'accesso alla Basilica tra il 19 e il 22 sarà consentito solo attraverso il portone centrale. I fedeli potranno proseguire, come da tradizione, lungo la navata centrale fino all'altare Maggiore, dove potranno venerare l'icona della Madonna della Salute. Il percorso prevede poi il passaggio attraverso la sacrestia e ai locali del seminario che condurrà all'uscita sul campo della Salute, tutto ciò avverrà con delle limitazioni nel numero di persone.

Il 21 Novembre, saranno celebrate le messe solo ad inizio e fine giornata con un numero ridotto di fedeli. La messa delle 11:00, presidiata dal patriarca Francesco Moraglia, verrà trasmessa in diretta televisiva su Antenna 3 e sul profilo Facebook di Gente Veneta. 

Durante tutto il tempo dei festeggiamenti, non sarà possibile per i pellegrini accendere i ceri votivi che dovranno essere riposti in delle casse poste lungo il percorso e che verranno accesi in un secondo momento da dei volontari.

Sarà, invece, possibile accedere alle Confessioni sacramentali con i dovuti accorgimenti atti a evitare assembramenti.
La Città di Venezia, al fine sempre di garantire la sicurezza della popolazione, pur non vietando l'accesso alla Basilica, si è fortemente raccomandata di preferire un simbolico pellegrinaggio nelle chiese più vicine alle proprie abitazioni.

Ed è così, con questi festeggiamenti, seppur ridotti, che la splendida e fiera Venezia vuole lanciare un messaggio di una rinnovata rinascita.