Venezia 77 non poteva che iniziare da Venezia.

Nel suo giorno 0 la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica La Biennale di Venezia 2020 (qui i dettagli) inaugura la serie di proiezioni in programma con Molecole, il film documentario di Andrea Serge, completamente girato a Venezia nel lungo periodo di lockdown dovuto alla pandemia da Covid 19.

Il modo migliore per riportare finalmente il pubblico in sala, in questa kermesse già ribattezzata “l’edizione della tenacia”, perché con tenacia voluta ed organizzata in un periodo in cui anche uscire di casa sembra cosa assai complicata. Un segnale forte di ripartenza, un nuovo inizio di certo.

E così Venezia 77 si apre con una potente immagine: una Venezia completamente svuotata, lei che ha fatto della folla turistica la sua ragione di vita, ma che ha poi scoperto che ciò che più la tiene in vita la sta pian piano uccidendo. La meravigliosa sequenza di Elena Almansi che voga lungo un Canal Grande finalmente libero dai natanti che lo rendono una delle “strade” più trafficate del mondo, silenzioso con le sue acque calme in cui riesce a specchiarsi un meraviglioso cielo ceruleo apre a profonde riflessioni sulla condizione della città degli ultimi anni.


L’opera di Serge riesce perfettamente ad affrontare il problema senza mai nominare la pandemia e l’incredibile momento storico che stiamo vivendo, segno di grande lucidità e di una generalizzazione della problematica. Un film che miscela la Venezia di oggi con quella di trent’anni fa, attraverso la riproposizione di vecchi filmati girati dal padre del regista, un veneziano di origini trasferitosi poi in terraferma: una città quella svuotata e silenziosa dei mesi passati che si rivela magnifica proprio perché liberata da una presenza massiccia che spesso non riesce a coglierne la vera anima, calpestandola senza rispetto. Un equilibrio in continuo bilico tra ciò che Venezia è diventata e quella che vorrebbe tornare ad essere, ritrovando quel respiro intimo che spesso le viene soffocato. Ed il respiro è proprio la chiave di lettura di questo film: il titolo Molecole è, infatti, un omaggio che il regista fa al padre, scienziato che per tutta la vita ha studiato le molecole prodotte dal metabolismo dell’ossigeno, dunque dal respiro. Il respiro, l’atto più naturale per un uomo che oggi è diventato il suo nemico più grande, dal quale è costretto a difendersi con una distanza ed un isolamento che fanno bene al corpo ma che distruggono l’anima.

La narrazione del film parte da una serie di quesiti che Serge pone, attraverso una lettera, al padre prima che questi morisse. Quesiti che non hanno però mai trovato risposta, legati per sempre alla sfera dei ricordi. Da qui la storia scivola come una gondola sulle acque di seta del Canal Grande tra contrasti e similitudini, un continuo dimenarsi tra solitudine umana e necessità di condivisione, tra progettualità di un futuro e il relazionarsi con un evento che impone la stasi della vita e dei progetti. Il resto è una narrazione fluida e calzante accompagnata ad una grande estetica dell’immagini, grazie allo sfondo che è la città più bella del mondo come non si era mai vista prima, un surreale che diventa magnifico presente.

Ma quale è la Venezia del futuro? "La città è a un bivio, di fronte ha una scelta molto importante. Il lockdown ha chiarito senza ombra di dubbio la situazione: durante l'emergenza la città è stata svuotata perché due terzi dei suoi frequentanti non c'erano più (un terzo sono turisti e un altro terzo sono lavoratori del turismo che vengono da fuori). La città è stata ferita radicalmente nella trasformazione alla monocultura turistica; in città non ci sono giovani, i trenta-quarantenni sono poche migliaia; i giovani non riescono a mettere su famiglia qui. Ho voluto nel film mettere quella coppia di impiegati, due giovani che vivono a Venezia con due stipendi medio-bassi e l'unica cosa che si possono permettere è un piano terra che va sott'acqua in zona Castello, una zona popolare della città mentre con la stessa cifra potrebbero comprarsi una villetta di 100 metri quadri a Mestre. Il film mostra questo: o si decide che questo cambia o il destino sarà sempre più violento, il mercato non lo capirà mai ed è privo di regole, se il turismo funziona allora va tutto bene. In realtà ci sono conseguenze, c'è un impatto del turismo sui luoghi, un impatto che non si può trascurare. Sì l'acqua alta a Venezia c'è sempre stata, si basa sul principio delle maree e sulla situazione ambientale ma c'è anche un altro aspetto. Se i veneziani vanno via da Venezia ci saranno sempre meno persone che sanno difenderla, che nella quotidianità sanno proteggere il negozio e la cantina, e la città sarà sempre più indifesa", parola di Andrea Serge.

Il film sarà nelle sale dal 3 Settembre 2020.

Il giorno 0 di Venezia 77 ha anche visto l’arrivo delle prime star al Lido: la madrina, l’attrice Anna Foglietta accompagnata dal direttore Alberto Barbera, la presidente di Giuria Cate Blanchett in splendida forma, l’attore Matt Dillon, componente della Giuria, l’attrice Tilde Swinton a cui andrà il Leone d’Oro alla Carriera che ha reso omaggio allo scomparso Chadwick Boseman col il tipico saluto della Pantera Nera.

Appuntamento stasera alle 18:45 per la partenza ufficiale della Mostra con la cerimonia di inaugurazione e la proiezione del film Lacci di Daniele Lucchetti.