Artista illustrissimo il cui nome è non solo sinonimo di venezianità ma anche e soprattutto di colore, quello denso, drammatico e meraviglioso presente nei suoi ritratti, nelle grandi commissioni pubbliche e nelle diverse pale d’altare che ancora oggi è possibile ammirare nella città lagunare. Maestro dall’innegabile talento, intellettuale, attento ai cambiamenti del mondo, uomo del tempo e cittadino di una Venezia che dominava il commercio del mediterraneo e che aveva già aperto la via per l’oriente, trovando un periodo di prosperità economica.   

Tiziano Vecellio: la sua vita e i suoi successi

La vita del giovane Tiziano comincia tra le montagne del bellunese, nei pressi del lago di Cadore, precisamente nel piccolo paese di Pieve di Cadore, dove ancora oggi è possibile fare visita alla sua casa natia. Nonostante sia uno degli artisti più studiati e raccontati dalla critica moderna e anche del tempo non è ancora possibile certificare con sicurezza la sua data di nascita, posta verosimilmente tra il 1477 e il 1490; questo perché è probabile che fu lo stesso artista a falsificare la sua età, aumentandola per motivi creditizi. Durante la sua infanzia fu subito ben chiara la sua inclinazione alle arti, al punto da convincere i suoi familiari a mandarlo a studiare a Venezia, presso la prestigiosa bottega dei Bellini, dove operavano Gentile e Giovanni Bellini, che si succedettero addirittura tra loro come pittori ufficiali della Repubblica di Venezia.

Poi intorno al 1507 ci fu un incontro decisivo nella carriera dell’artista, quello con Giorgione, con il quale si strinse un rapporto di forte collaborazione. Insieme affrescarono le facciate del Fondaco dei Tedeschi, edificio affacciato sul Canal Grande e di notevole importanza per lo stoccaggio delle merci provenienti da Norimberga (ricordiamo che la ricchezza di Venezia proveniva principalmente dal commercio). Purtroppo tali decorazioni sono perdute se non per qualche frammento oggi conservato presso la Galleria Franchetti alla Ca’ D’Oro. Grazie anche all’influenza di Giorgione lo stile dell’artista subì una notevole trasformazione che con la maturità artistica di Tiziano, diventò un punto di riferimento per tutti gli artisti successivi non solo veneti. Il cosiddetto tonalismo veneto mise Venezia sullo stesso piano di Roma e Firenze per quel che riguardava le arti visive, tanto da diventare convenzionalmente in ambito storico artistico “la grande scuola del colore” (contrapposta a quella del disegno tosco-romano).

Sul piano artistico la vita di Tiziano Vecellio fu costellata di grandi successi già mentre era in vita; fu un ottimo ritrattista ed ebbe un grande e ricco mercato, divenne Pittore ufficiale della Repubblica di Venezia nel 1516, ebbe diverse commissioni pubbliche per edifici civili ed ecclesiastici e fu apprezzato da intellettuali, scrittori, papi e da ogni genere di sovrano. Una delle sue caratteristiche personali più interessanti sta nel suo continuo rinnovarsi ai cambiamenti del tempo, pur restando fedele alle sue idee visive, raccogliendo dall’esterno ogni minima ispirazione al fine di convertirla in Arte. 

Le grandi opere di Tiziano da vedere a Venezia

Pur essendo uno di quegli artisti italiani estremamente prolifici e pur avendo lasciato il suo segno pittorico in diverse città italiane è chiaro che il legame con Venezia rimane un legame particolare, molto più umano, identitaria e ricco di passione. Basti pensare che accettando la sua nomina a Pittore ufficiale della Repubblica rifiutò in quegli stessi anni un trasferimento a Roma sotto la protezione di Papa Leone X. Nonostante ciò la sua bottega era sempre carica di nuove commissioni e se pur non fosse una vera e propria scuola, il pittore si poteva comunque affidare ad una serie di discepoli e collaboratori.

Nel 1516 arrivò una commissione particolarmente importante: quella per la decorazione dell’altare della Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari. Un luogo cruciale per conoscere la maestria di Tiziano e dove oggi sono conservate alcune sue importantissime opere. Per questa chiesa esso dipinse l’Assunta, un tema estremamente sentito dalla popolazione del tempo, riguardante l’assunzione in paradiso della Vergine Maria, oggetto di particolare devozione. Il grande Capolavoro vede al suo interno un tripudio di corpi dalle espressioni incredule, quelli degli apostoli che ammirano dal basso la Madonna in posizione centrale e trionfante, sorretta da una popolazione di puttini sotto lo sguardo attento di Dio. Una celebrazione religiosa ma anche politica, con la tematica del “trionfo” affine alle vicende politiche veneziane dopo che il trattato di Noyon aveva restituito territori alla Serenissima. Nello stesso luogo è possibile ammirare un’altra grande opera La pala Pesaro commissionata dallo stesso Jacopo Pesaro, che terminata nel 1526, rivoluzionò il modo di concepire le pale d’altare. Pensata per una visione laterale rispetta una serie di condizioni esistenti nell’attraversamento pratico della grande chiesa; la prospettiva laterale, il colore ed ogni particolare è pensato per rendere la visione esaltante e confortevole allo stesso tempo.

Altre grandi opere dell’artista sono presenti in città, oggi conservate ad esempio nelle eccezionali Gallerie dell’Accademia, il luogo che per antonomasia accoglie tutti i grandi artisti della cultura visiva veneta. Tra le opere qui presenti ce n’è una che si contraddistingue dalle altre: la pietà. Il tema ampiamente visitato da una serie di artisti europei, soprattutto durante il Rinascimento, vede un Tiziano ormai vecchio e provato dipingere senza alcun disegno preparatorio; qui le pennellate sono forti, grasse e veloci e sembrano anticipare i movimenti meccanici che gli artisti espressionisti faranno qualche secolo più avanti. Il dipinto venne creato ancora per la chiesa dei Frari, questa volta barattato per la promessa di esservi seppellito all’interno. Ricco di simbologie e di tematiche riguardanti il dolore e la morte, si noti la figura femminile in piedi, una Sibilla Ellespontica, una profetessa pagana e non cattolica che secondo leggende medioevali aveva predetto la morte di cristo. Il grande dipinto fu portato a termine da Palma il giovane dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1576 a seguito dell’epidemia di peste.

All’interno della Basilica dei Frari è oggi visibile un grandioso monumento funebre realizzato da Luigi, Andrea e Pietro Zandomeneghi verso la metà dell’Ottocento e che rende oggi gloria ad uno dei più grandi artisti veneziani ed italiani nel mondo.